L'Aquila che vola altissima, i meriti di Trainotti e Buscaglia

di Matteo Lunelli

A fare bilanci quando mancano ancora venti partite alla fine di un campionato si rischia solo di fare brutte figure. Ma dopo che una squadra segna centoquattro punti, trentacinque in un solo quarto e riesce a scaldare anche i ghiaccioli trentini, è giusto prendersi qualche rischio. È giusto schiacciare “pause”, sedersi e riflettere, prima di riprendere un’altra settimana di interviste, video interviste, iniziative, comunicato stampa di presentazione, foto della partenza per la trasferta, condivisione su Facebook della foto, evento no profit, tabella con percentuali, video della top ten della Lega. Insomma, prima di riprendere il normale tran tran mediatico che porta a una nuova partita, fermiamoci un secondo. Altrimenti si rischia di non dare importanza e meriti a quello che sta accadendo.  


Ieri sera uscendo dal PalaTrento ho avuto due pensieri, uno successivo all’altro, uno conseguenza dell’altro. Il primo, banalissimo, da tifoso: «A un chilometro e mezzo da casa mia giocano Josh Owens, Tony Mitchell, Toto Forray. La squadra della mia città è nelle zone altissime della classifica». Il secondo. «Ma chi bisogna ringraziare per tutto questo? E come tutto questo può continuare nel tempo?». A questo punto il primo nome e cognome che salta alla mente è quello di Salvatore Trainotti. Il secondo è quello di Maurizio Buscaglia. Certo, loro due non hanno mai fatto saltare in piedi dalla sedia nessuno. Nessuno si è comprato la canotta con il loro cognome. Al primo, poi, nessuno ha mai dedicato un coro e credo nessun bambino gli abbia mai chiesto un autografo o una foto. Giustamente, in effetti: è il gioco delle parti. Il giocatore segna, schiaccia, stoppa, corre, suda e si prende il palcoscenico. Ma chi il palcoscenico l’ha costruito e chi ha deciso chi, come e quando ci deve salire sono forse più importanti.


Ieri mi ha convinto più il 10 su 10 (inteso come giocatori che compongono la rosa) di Trainotti che il 12 su 13 (inteso come tiri da due) di Josh Owens. E ancora: ieri mi ha convinto di più il passeggiare nervoso e lo sguardo concentrato di Buscaglia che l’istrionico balletto di Tony Mitchell dopo l’ennesima bomba. I gufi sono lì appollaiati che rosicano, in attesa di quel passo falso, di quell’errore che manca ormai da diverse stagioni. Ma non arriva. La scelta dei giocatori, prima di tutto. Si pensa che Grant non sia poi questo gran tiratore? E ieri ne piazza sedici. Si pensa che Baldi Rossi sia un pesce fuori dall’acqua? E ieri difende come un leone e ritrova feeling con il canestro. Si pensa che Mitchell sia forte ma ingestibile? Ed eccolo che si gasa all’improvviso e fa esaltare anche il più orso dei trentini. Si potrebbe andare avanti per ore, con l’acerbo Spanghero (che invece è maturo e letale) o con il “non è adatto alla categoria” Forray (che invece è da serie A eccome). Ma non se ne esce: Trainotti ha scelto quelli giusti, ancora una volta. E Buscaglia li sa capire, gestire e sfruttare, ancora una volta. Nel valore e nel rendimento della squadra ancora una volta la somma totale è di gran lunga superiore alla somma dei singoli. E questo è il motivo per cui si batte Sassari. Il merito di questa "addizione"? Della strana coppia, of course.


Questi pensieri, e alcuni fatti, non supposizioni, dell’ultimo periodo ne sono una conferma (convocazioni All Star Game, premi al GM dell’anno), mi fanno accorgere che l’Italia del basket sa chi sono questi due. Noi, abituati a vederli da anni al palazzetto e in città, quasi invisibili nella loro umile normalità, pensiamo che non se andranno mai. Pensiamo che «va bene sono bravi, ma sono i giocatori che sono forti». Sottovalutare le risorse, non dare importanza a chi lavora nell’ombra, pensare che più lontano sia meglio sia, è tipico italiano. Non è tipico dell’Aquila, per fortuna. E quindi spero che la società sia già al lavoro per tenersi strettissima questa strana coppia. Questa strana coppia ieri mi fatto vedere gente che ignora cosa sia un pick and roll saltare in piedi a braccia alzate. Mi fa fatto vedere tremilaseicento persone lanciare orsacchiotti per i bambini. Mi fa fatto vedere in campo ragazzi che fanno il loro lavoro sorridenti. Mi ha fatto vedere ragazzi che meritano e hanno fame di stare in campo, non che hanno un bel curriculum o un procuratore molto bravo.


Quindi godiamoci le percentuali, godiamoci le schiacciate, godiamoci Josh e Tony (sogno di leggere il comunicato: «Mitchell e Owens hanno firmato il rinnovo»), godiamoci il pubblico, godiamoci la classifica. Ma, soprattutto, ricordiamoci delle persone che rendono possibile tutto questo. E non diamolo per scontato solo perché lo stiamo vivendo.

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