E' polemica cori Nord-Sud Ultras: uniti per chiudere stadi

«Discriminazione territoriale», ovvero: Nord contro Sud. È il nuovo caso che il calcio italiano si trova ad affrontare, oltre al razzismo, alla violenza, ai processi sportivi. Protagonisti i cori contro altre tifoserie. Gli ultras intanto decidono di allearsi per far chiudere gli stadi: se ci riuscissero addio a spettacoli incredibili come quello della foto qui sopra, con i tifosi della Fiorentina capaci di ricreare lo skyline di Firenze

«Discriminazione territoriale», ovvero: Nord contro Sud. È il nuovo caso che il calcio italiano si trova ad affrontare, oltre al razzismo, alla violenza, ai processi sportivi. Sempre protagonista della distorta contestazione delle curve, il coro contro i napoletani o terroni - o semmai vi fosse stato viceversa - era l'unico razzismo« esistente, prima della nuova pratica di offendere neri e stranieri. Per anni aveva fatto poco scalpore, a meno di episodi eclatanti alla «forza Vesuvio», ma ora le nuove normative volute dall'Uefa lo riportano in primo piano.
La partita a porte chiuse inflitta al Milan per i cori dei suoi tifosi contro i napoletani ha creato un nuovo fronte. Da una parte Galliani e Lotito, uniti con la Lega di serie A per cercare di abolire il concetto di discriminazione territoriale, dall'altra Figc e Coni che frenano o dicono espressamente no a Galliani. Intanto i tifosi, che dagli spalti si lanciano umilianti offese, sembrano volersi unire per garantirsi il diritto all'epiteto e aumentare il loro potere nei confronti delle società.
All'ad rossonero che ieri chiedeva la revisione della norma si è unito oggi Lotito: «Con questa norma le società sono ostaggio degli ultras che possono far chiudere lo stadio facendo 50 cori». Figc e Coni hanno replicato con un «no» unanime: «La discriminazione territoriale nel nostro codice è presente da tantissimo tempo, ora è cambiata la gradualità delle norme, decise su indicazione di Uefa e Fifa», afferma Giancarlo Abete, mentre Giovanni Malagò rifiuta «distinzioni tra razzismo e territorio», suggerendo che il settore dello stadio interessato prenda provvedimenti nei confronti di chi penalizza la propria squadra». «Ma Platini non è il vangelo», la controreplica di Lotito, che ha pagato il suo scotto in campionato e anche in Europa.
È evidente il timore delle società di pagare sempre più caro il comportamento dei propri tifosi visto che dopo la chiusura della curva e dello stadio, subite per primo dal Milan, si passa alla penalizzazione in classifica ed alla gara persa a tavolino, fino alla squalifica del campo per due anni. «Se migliaia di persone assumono un comportamento di un certo tipo è giusto che vada censurato - sostiene Lotito -, Ma 20/30 persone non rappresentano la tifoseria: bisogna distinguere i tifosi-delinquenti dai delinquenti-tifosi. Non possiamo vietare ai tifosi di proferire parola, le società non hanno i mezzi per prevenire il fenomeno - conclude -. Inoltre, chi rileva i cori? Nel caso della Lazio i rappresentanti di un'associazione chiamata Fare (Football against racism in Europe). Ma chi dice che le rilevazioni del Fare sono tali da giustificare la chiusura dello stadio? È la devianza di questo sistema». Le possibiltà di cambiare la normativa sono molto scarse, in quanto, come spiega Abete, «se è opportuno riflettere sulle modalità applicative, il quadro delineato è frutto di un sistema di contrasto recepito a livello internazionale».
Chi si sta muovendo in fretta, invece, sono i tifosi. «Tutte le curve facciano cori discriminanti per arrivare ad una domenica di totale chiusura degli stadi», propone la Curva Nord dell'Inter, che plaude anche ai tifosi napoletani per gli striscioni autoironici («Napoli colera», ndr) esposti domenica, quando «hanno dimostrato chi sono i veri buffoni di questa triste storia di discriminazione e razzismo». Dopo la «tregua» per la nazionale, potrebbe arrivare una tempesta di cori offensivi, razzisti e non. E venerdì 18 c'è Roma-Napoli.

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