Morris Pagniello deciso «Sì, voglio il Trento»

«Sì, voglio il Trento». Più diretto di così. Morris Pagniello (nella foto insieme a De Rossi) è uno che va di fretta, è appena sbarcato a Milano dopo un lungo tour nell'Estremo Oriente, cominciato in Australia e proseguito a Singapore e Cina. Intercettarlo tra un aeroporto e l'altro non è certo un'impresa semplice. L'agenda è fitta di impegni ma in testa ai suoi pensieri adesso c'è anche il Trento Calcio. Lo sbarco in via Sanseverino insomma pare imminente

di Luca Avancini

«Sì, voglio il Trento». Più diretto di così. Morris Pagniello è uno che va di fretta, è appena sbarcato a Milano dopo un lungo tour nell'Estremo Oriente, cominciato in Australia e proseguito a Singapore e Cina. Intercettarlo tra un aeroporto e l'altro non è certo un'impresa semplice. L'agenda è fitta di impegni ma in testa ai suoi pensieri adesso c'è anche il Trento Calcio.
Lo sbarco in via Sanseverino insomma pare imminente
«Tutto vero - conferma - ho già dato delle precise garanzie economiche a Belfanti. Dobbiamo rifinire solo gli ultimi dettagli ma la volontà è quella di stringere i tempi e chiudere entro la settimana».
Nato a Melbourne in Australia trentasei anni fa da genitori italiani immigrati dall'Argentina, Morris Pagniello ha cominciato presto a girare il mondo con la valigia in mano. A 18 anni approda nelle giovanili del Torino da dove inizia una discreta carriera da calciatore con le maglie dell'Honved in Ungheria, del Roda e del Telstar in Olanda, del Northampton in Inghilterra, sino ad oltrepassare l'Oceano con destinazione di New York dove indossa per qualche stagione la casacca dei Metrostars. Dopo l'esperienza negli  States nel 2003 ritorna in Italia per giocare due campionati in C2 con il Sansovino, prima di chiudere al Savona in D nel 2007. Nel frattempo, dopo una collaborazione con i Campus della Roma al fianco di Bruno Conti e Turone, decide di mettersi in proprio e fondare la Genova International School of Soccer (GISS), una scuola calcio che oggi ha base a Ovada, sul confine tra la Liguria e l'Alto Monferrato.  
 Ma chi è realmente Morris Pagniello?
 «Difficile rispondere, tante cose ma soprattutto un imprenditore che lavora nel mondo del calcio. Dopo l'esperienza con la Roma ho deciso di andare avanti da solo, sono italo-australiano è vero, ma non mi preoccupa il fatto di sapere che i veri maestri del calcio sono qui da voi, in Italia. Cinque anni fa ho deciso di creare un ponte tra l'Australia e l'Europa e con il passare del tempo ho ampliato sensibilmente il mio raggio d'azione, toccando Asia e America. Oggi ci sono 16mila ragazzini che giocano a pallone nelle Scuole a me affiliate, abbiamo stretto legami importanti con società spagnole, rumene e italiane, inserendoci così nel calcio vero. Con orgoglio posso dire che siamo riusciti negli ultimi anni a piazzare molti dei nostri ragazzi in squadre professionistiche di tutta Europa».
 Cosa spinge un manager come Pagniello in una piazza profondamente depressa come quella di Trento?
 «Conosco bene il Trentino. È una realtà molto interessante che mi ha affascinato sin dal primo momento. Mi ci sono affezionato ma rappresenta pure un'ottima opportunità di investimento, esistono strutture valide e la possibilità di avere contatti con tante squadre professionistiche importanti che scelgono questo territorio per venire in ritiro d'estate. La priorità intanto sarà quella di risollevare la squadra e portarla piano piano nelle categorie superiori, l'obiettivo è raggiungere almeno la serie C per poter valorizzare poi qualcuno dei nostri ragazzi».
 La squadra non pare però non pare molto attrezzata per un campionato di vertice.
 «Punteremo sui giovani ma con qualche elemento buono per alzare il livello. Con me arriveranno anche tre o quattro giocatori importanti, uno ha già giocato qui qualche anno fa, Marco Perrone. So che ha avuto qualche problema (e chi non li ha avuti con Fattinger presidente e Uber Manfredini in panchina, ndr) ma si tratta di un attaccante valido che in questa categoria può fare tranquillamente la differenza».
 Ma Pagniello quali obiettivi ha: la presidenza, la società o a tutte e due le cose?
 «L'intento è quello di acquisire gradualmente il pieno controllo della società. Che andrà ristrutturata con l'inserimento di persone di mia fiducia che dovranno occuparsi un po' di tutto, dalla logistica al marketing. Vogliamo fare le cose per bene anche perché mi porto dietro soci disposti ad investire».
 E Belfanti, rimarrà ancora a Trento?
 «Inizialmente sì, ma poi dovrà farmi spazio. In ogni caso voglio che mi garantisca da subito piena libertà d'azione e carta bianca un po' su tutto, a partire dalle questioni tecniche».
 Un nodo da risolvere resta la posizione di Gianni Petrollini.
 «È fondamentale che sia al mio fianco. Dovrà occuparsi in prima persona della squadra, ho molta stima di lui, per la categoria è sicuramente un ottimo manager».

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