«Sogno la società unica di Trento»

Ha lasciato che Daniele Bizzozero si prendesse tutta la scena. Piervittorio Belfanti però non ha nessuna intenzione di mollare. Anzi, alla vigilia del derby con la Fersina, corroborato dal bel successo con il Voghera, il discusso imprenditore virgiliano, ufficialmente l'amministratore delegato del Calcio Trento, rilancia la sfida e il suo fantasioso progetto, proprio alla vigilia del derby con i cugini perginesi

di Luca Avancini

Ha lasciato che Daniele Bizzozero si prendesse tutta la scena. Piervittorio Belfanti però non ha nessuna intenzione di mollare. Anzi, alla vigilia del derby con la Fersina, corroborato dal bel successo con il Voghera, il discusso imprenditore virgiliano, ufficialmente l'amministratore delegato del Calcio Trento, rilancia la sfida e il suo fantasioso progetto, proprio alla vigilia del derby con i cugini perginesi. «A Trento ho dato tutto quello che potevo dare. Adesso sogno una grande società, con presidente Peghini e vicepresidente Grassi. Immaginare un'unica realtà calcistica provinciale non è utopia. Tutti, chi più chi meno, quest'anno abbiamo avuto dei problemi, la serie D è un campionato che castiga sotto il profilo economico. Sono sempre più convinto, e lo dico con grande entusiasmo, che per puntare in alto serva l'unione delle forze. Mi auguro che i presidenti di Fersina e Mezzocorona si siano resi conto dell'inutilità di disperdere energie, slegati».
 

Arduo immaginare Peghini e Grassi, n.1 della Fersina e del Mezzocorona, che spostano armi e bagagli in via Sanseverino.
«Sediamoci da un tavolo e pensare per lo stesso obiettivo sportivo. Trentino Calcio? Non mi pare una buona idea, so che in passato non ha funzionato. Salvaguardiamo il patrimonio storico e calcistico della città, ma non credo che il nome possa essere di ostacolo al progetto, se la società diventa la società di tutti. In grado di catalizzare maggiormente il sostegno delle istituzioni e dell'imprenditoria locale».
 

E Belfanti?
«Per me vorrei un futuro da gregario, non da protagonista».
 

A proposito di protagonisti, Bizzozero le ha portato via completamente il palcoscenico.
«Tra noi non esiste nessun problema di ruoli, anzi il rapporto è più saldo che mai. Bizzozero è una persona estremamente simpatica, ha un brio e un'energia che ha contagiato l'ambiente e che io personalmente gli invidio. E ha sicuramente più a tempo a disposizione del sottoscritto da dedicare al Trento, quindi mi sembra giusto che sia lui ad avere più spazio in questo momento. Quando a dicembre si è deciso a darmi una mano, gli ho dato carta bianca. Ha investito economicamente nella squadra sapendo di avere la piena libertà dal punto di vista tecnico. La speranza è diventi ufficialmente socio del Calcio Trento. Per quello che ha fatto in un momento di grande difficoltà siamo anche disposti a cedergli gratuitamente le quote».
 

La staffetta rischia però di finire male. Dopo un anno la credibilità della società è ancora a zero.
«Sono mancati i risultati. La credibilità della società sarà sempre a zero finché non si troveranno altri soggetti in grado di darle maggiore solidità. Mi sono preso le mie responsabilità e sono contento di aver salvato il Trento senza chiedere nulla a nessuno e senza ricevere finora alcun sostegno, ma il mio era un impegno economico limitato».
 

La confusione a livello dirigenziale è stata tanta, molte persone scelte in ruoli poi sbagliati, basti pensare ai "mantovani" Beccaria, Martini, Turella, Dondi.
«E' possibile. Mettiamola così, ho avuto fiuto nel liberarmi delle persone che ho trovato, molto meno nella scelta dei sostituti. L'errore più grave è stato quello di non essere sempre presente fisicamente. E di essermi assentato ad agosto».
 

Un settore giovanile in condizioni disastrate.
«Non sono d'accordo. C'è stato un notevole incremento numerico rispetto a un anno fa, siamo passati da 70 ragazzini a 165. Manca una scuola calcio in grado di coltivare talenti ma il lavoro che sta facendo Raffaele Memmo con il suo gruppo è di tutto rispetto. E' vero però che la società avrebbe dovuto essere più presente».

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