Moreno Moser,  grandi progetti

Il campione trentino pensa alla Liegi-Bastogne-Liegi. Una corsa dura come il ferro, ma che lui da sempre dice di adorare. «Credo sia quella che conta di più, mi piacerebbe far bene». Ora rimane solo un interrogativo: la capacità di recuperare al meglio dopo una faticaccia che gli ha fatto compiere una mezza impresa, percorrendo i 250 km (dopo il taglio del percorso) della Sanremo affrontando i tre gradi con neve e pioggia, vento e indumenti bagnati

di Maurilio Barozzi

moserTRENTO - Gli hanno detto di trascinare il suo compagno di squadra fino all'ultima salita. E lui lo ha fatto. Dopo aver preso il freddo, la neve, la pioggia di una Milano Sanremo anomala, che pareva corsa a gennaio, non a marzo. Dopo aver vissuto il taglio del percorso, delle salite del Turchino e delle Manie, la sosta ai pullman, la ripartenza da Cogoleto. Dopo aver rincorso i sei fuggitivi di giornata che erano arrivati ad avere anche quasi undici minuti sul gruppo, lui - Moreno Moser - al momento giusto c'era. Sul Poggio, salita simbolo di una corsa che si vince o si perde su quegli ultimi quattro chilometri di ascesa, o sulla successiva discesa, Moreno era lì. Pronto. Intirizzito dal freddo, zuppo di acqua gelida e sferzato dal vento, ha comunque capito al volo che la nuova fuga di Chavanel con Stannard e Vorganov poteva essere pericolosa per il suo capitano, Sagan. Così se lo è messo a ruota e ha tirato quello strappo a rotta di collo.

 

«È stata dura - spiega -. Sono salito a tutta per ricucire quello strappo perché sapevo che se i tre avessero avuto qualche centinaio di metri di vantaggio avrebbero potuto arrivare al traguardo. Ho stretto i denti e verso il finale, quando la strada spiana, ho dato un'occhiata al contachilometri: segnava i 45 km/h».


E il risultato è stato raggiunto, così come i fuggitivi. Capitan Sagan ha iniziato la discesa coi primi e si è giocato la classicissima in volata, esattamente come era stato previsto nella preparazione alla corsa. Poi le cose sono andate come si sa: Sagan ha lanciato lo sprint in leggero anticipo ed è stato battuto di pochi centimetri dal tedesco Ciolek. «Io sapevo che non è una corsa che potevo vincere - racconta Moser -. C'erano tutti i mostri sacri del ciclismo che preparano questa gara da dicembre. Io penso che ancora mi manchi qualche cosa per poter affrontare una corsa così lunga pensando alla vittoria, anche se in realtà, se non ci fosse stata quella fuga di Chavanel sul Poggio, forse potevo rimanere coperto e attaccare in prima persona sul finale del Poggio. Ma è inutile parlarne adesso. Semmai sarà nei prossimi anni che potranno esserci altri piani per me, perché - comunque - è una corsa che mi piace».


Ora Moreno ha in testa solo di recuperare e poi sfruttare la condizione, che comunque è buona, per la «Coppi Bartali». «Lì vado per fare risultato, esco da corse difficili e mi sento bene. Poi magari anche la concorrenza sarà meno qualificata. Vedremo. Poi tornerò sul Teide (sulle Tenerife) una decina di giorni per preparare la stagione delle classiche del Nord, in Belgio».


Ora pensa alla Liegi-Bastogne-Liegi. Una corsa dura come il ferro, ma che lui da sempre dice di adorare. «Credo sia quella che conta di più, mi piacerebbe far bene».
Ora rimane solo un interrogativo: la capacità di recuperare al meglio dopo una faticaccia che gli ha fatto compiere una mezza impresa, percorrendo i 250 km (dopo il taglio del percorso) della Sanremo affrontando i tre gradi con neve e pioggia, vento e indumenti bagnati.

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