I bilanci delle squadre non saranno più tabù

Il gergo calcistico, da un paio d'anni a questa parte, si è arricchito di una nuova espressione. Quante volte leggendo i quotidiani sportivi ci siamo imbattuti nelle parole «fair play finanziario»? Tante, tantissime. Nell'aula magna dell'istituto Tambosi, Umberto Lago, professore di economia e gestione delle imprese presso l'Università di Bologna, ha spiegato esaustivamente agli studenti delle classi quarte e quinte le finalità e gli obiettivi del fair play finanziario

di Marco Fontana

Il gergo calcistico, da un paio d'anni a questa parte, si è arricchito di una nuova espressione. Quante volte leggendo i quotidiani sportivi ci siamo imbattuti nelle parole «fair play finanziario»? Tante, tantissime. Nell'aula magna dell'istituto Tambosi, Umberto Lago, professore di economia e gestione delle imprese presso l'Università di Bologna, ha spiegato esaustivamente agli studenti delle classi quarte e quinte le finalità e gli obiettivi del fair play finanziario. Lago, oltre alla carica di docente presso l'Università emiliana, è infatti il rappresentante italiano dell'organo di controllo «Club financial control panel» dell'Uefa, creato con l'obiettivo di aumentare la trasparenza e l'equilibrio nel calcio europeo attraverso il controllo finanziario dei bilanci dei club.


Ma in cosa consiste realmente il fair play finanziario? Si tratta di un percorso ambizioso che punta al 2018 come anno in cui tutti i club dovranno raggiungere il pareggio dei conti nei bilanci (con lo scarto massimo di cinque milioni). Altrimenti addio coppe europee. Fair play finanziario che entrerà in vigore già a partire dalla prossima stagione quando i club potranno avere un deficit massimo di cinque milioni di euro con un possibile ripianamento dei debiti pari a 45 milioni di euro, da ridurre progressivamente a 30 milioni negli esercizi dal 2015 al 2017 fino alla fatidica data del 2018 quando le società, in parole povere, potranno spendere solamente ciò che guadagneranno.
Programmazione (oculata) e riduzione delle spese (principalmente quelle legate agli ingaggi faraonici dei calciatori) saranno dunque fondamentali per ottenere il via libera per prendere parte alle competizioni europee ed evitare di ripercorrere, ad esempio, la strada del Maiorca, estromesso dall'Europa League non essendo in possesso dei requisiti di bilancio necessari.
Fair play finanziario che riguarda (e spaventa) da vicino anche le società italiane. I presidenti non potranno più ripianare le perdite di bilancio senza dar seguito ad un aumento di capitale, ecco spiegato perché le ultime sessioni di calciomercato, in Italia ma anche all'estero, sono state caratterizzate da pochi movimenti eclatanti. I club italiani, inoltre, fatturano molto meno rispetto alle società inglesi e spagnole e per loro sarà quindi sempre più difficile riuscire a strappare i giocatori di primissima fascia a Barcellona, Real Madrid, Manchester o Chelsea. Investire nei settori giovanili e nelle infrastrutture (in Italia, tra i top team, solamente la Juventus ha uno stadio di sua proprietà) diventerà fondamentale per l'abbattimento delle spese e per rientrare nel fair play finanziario. La situazione, in Europa, non è certo delle più rosee (contrastare gli sceicchi e i loro acquisti faraonici è uno dei principali obiettivi di Platini e dell'Uefa) visto che gran parte delle squadre di prima fascia, Chelsea, Manchester e Real Madrid solo per citarne alcune, occupano i primi posti anche della classifica relativa all'indebitamento con cifre che superano abbondantemente i 500 milioni di euro.


Tante altre le tematiche proposte ed analizzate ieri da Umberto Lago, dal concentramento del settore (lo strapotere dei top club rispetto alle piccole società per quanto concerne i ricavi) alla correlazione tra forza finanziaria e risultati sportivi («money buys success», ovvero chi spende di più ottiene risultati migliori, è così nel 93% dei casi), dai «free riders» (chi sfrutta il calcio per altre finalità) alla situazione stato per stato con Francia e Germania che, forti di regolamenti finanziari più ferrei, vantano una situazione più rosea (non a caso, vincendo però meno) rispetto a Spagna, Italia ed Inghilterra.

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