Pandemia / Europa

L'Oms, entro due mesi metà degli europei contagiati da Omicron. La Spagna: grazie ai vaccini si va verso una gestione sanitaria come per l'influenza

Le stime dell'organizzazione mondiale della sanità considerato il ritmo attuale della diffusione del virus, mentre Madrid invita i partner europei a elaborare una nuova strategia comune trattando il covid come una malattia endemica e considerandone solo l'impatto clinico (stop al tracciamento dei positivi asintomatici?)

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ROMA

ROMA. Al ritmo attuale dei contagi, da qui a due mesi oltre il 50% degli europei sarà contagiato dalla variante Omicron del Covid.

Lo ha detto il direttore dell'Oms Europa in un briefing sull'andamento della pandemia del Vecchio Continente.

Di fronte a questo scenario, le autorità spagnole, uno dei Paesi al mondo con il più alto tasso di vaccinazioni, preparano un piano di cauta e graduale riforma dell'approccio sanitario e propongono a tutta la Ue di muoversi in questa direzione.

In sostanza, vista la mole ormai ingestibile di persone asintomatiche positive, ci si concentreebbe via via sempre più solo sui sintomatici e soprattutto sui casi clinici che richiedono ospedalizzazione, in gran parte persone non vaccinate.

Obiettivo, visto l'andamento della variante Omicron, assai meno letale della Delta, sarebbe arrivare a punto di caduta in cui si tralasciano la conta dei positivi e il relativo tracciamento (ormai già in tilt anche in Italia, visti i numeri dei casi): in sostanza si prevede un approdo a una gestione simile a quanto accade normalmente per l'influenza stagionale.

Ciò grazie alla combinazione di due fattori: la potenza delle vaccinazioni come protezione dalla malattia severa, da un lato, e la ridotta aggressività della variante Omicron, che resta tuttavia una malattia seria e per una parte della popolazione può comprotare conseguenze molto gravi.

Inoltre, sono ora disponibili terapie precoci contro il covid che a loro volta mitigheranno l'impatto del virus sulle strutture sanitarie

"Dobbiamo valutare l'evoluzione del Covid dalla situazione di pandemia vissuta finora verso quella di una malattia endemica", ha detto il premier Pedro Sánchez, confermando la notizia pubblicata dal quotidiano El País secondo la quale il suo governo sta lavorando su un piano di gestione di questa malattia più simile a quello che si mette in atto per l'influenza.

"E un dibattito che stiamo cercando di aprire a livello europeo", ha sostenuto il premier, intervistato dalla radio spagnola Cadena Ser. "Dobbiamo rispondere con altri strumenti, più legati alla vaccinazione o all'autoprotezione con le mascherine", ha affermato Sänchez, che ha ricordato che oltre il 90% della popolazione over 12 ha completato il ciclo di vaccinazione.

"La situazione non è quella di un anno fa", ha sottolineato. Sánchez ha poi annunciato che il governo spagnolo comprerà nel mese in corso circa 344.000 dosi del farmaco anti-Covid orale di Pfizer. "Riduce dell'88% la possibilità di ricovero dei pazienti di Covid più vulnerabili", ha ricordato il premier. Inoltre, l'esecutivo spagnolo prevede di regolare i prezzi dei test antigenici, ha aggiunto.

E David Nabarro, inviato speciale per il Covid dell'Organizzazione mondiale della Sanità, sostiene che il virus porrà una situazione difficile per i prossimi tre mesi "almeno", ma "possiamo intravederne la fine".

"Temo che siamo lungo una maratona ma non c'è modo di dire che siamo giunti alla fine, possiamo intravedere la fine all'orizzonte ma non ci siamo ancora. E ci saranno turbolenze prima di arrivarci", ha detto Nabarro a Sky News.

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