Salute/ In tavola

Da Sant’Orsola il primo mirtillo a residuo zero: privo di fitofarmaci, frutto della coltivazione con la «lotta integrata»

La cooperativa lancia sul mercato il primo prodotto «pulito» interamente prodotto in Sicilia e Calabria, ma «già tutti gli altri nostri prodotti sono del 70% sotto i limiti di legge»

PERGINE. Una importante novità da Sant’Orsola: arriva Il Mirtillo Residuo Zero, unico sul mercato da produzione italiana al 100 per cento. Un piccolo frutto che, al momento della raccolta, non presenta alcun residuo rilevabile di prodotti fitosanitari. Questo significa che eventuali trattamenti, usati sulle piante in caso di estrema necessità e con il solo fine di proteggerle e mantenerle in salute, si degradano naturalmente senza lasciare alcuna traccia rilevabile sul frutto.

Un mirtillo completamente “clean”, capace di farsi notare anche per il suo aspetto: un piccolo gigante tondo dalla buccia color indaco, con un cuore di polpa verde chiaro e un leggero strato di pruina (la cera bianca naturale che lo protegge) ad avvolgerlo come un mantello. Fonte di fibre e di vitamina C, ha come caratteristiche la croccantezza e il sapore unico.

E’ un prodotto certificato la cui coltivazione viene regolata dal Disciplinare Tecnico di Sant’Orsola.

I trattamenti fitosanitari, scelti tra quelli a minore impatto ambientale e usati solo se strettamente necessario, permettono di ottenere mirtilli che, al momento della raccolta, non presentano residui di fitofarmaci rilevabili dagli strumenti analitici (tecnicamente: CSQA DTP 021 – CERT.N.57433 Residui di fitofarmaci di sintesi chimica inferiori al limite di misurabilità <0,01 mg/kg). Questi trattamenti, inoltre, vengono sempre effettuati molto prima della fase di maturazione dei frutti. 

«È un risultato importante – afferma la cooperativa – che puntiamo ad estendere con il tempo anche agli altri piccoli frutti dell’offerta Sant’Orsola, che già presentano un residuo di trattamenti fitosanitari inferiore del 70% rispetto ai limiti imposti dalla legge».

L’avventura che ha portato al traguardo del Mirtillo Residuo Zero parte da lontano, ed è frutto della passione e dei valori che guidano Sant’Orsola da più di 40 anni. «Da sempre portiamo innovazione in campagna e lavoriamo con i produttori per creare le condizioni ottimali alla crescita dei nostri frutti: limitando il più possibile l’uso di trattamenti, favorendo le tecniche di Produzione Integrata (come gli insetti utili), potenziando le attività di Ricerca e Sviluppo. È la tenacia nel credere e lavorare con entusiasmo a una produzione sempre più sostenibile e a nuove frontiere, ad averci premiati. Un traguardo sì, ma anche e soprattutto uno stimolante punto di partenza».

Come viene coltivato

Sant’Orsola ci informa che «Il Mirtillo Residuo Zero viene attualmente coltivato con la tecnica del fuori suolo, che permette di ridurre il rischio di malattie della pianta, di limitare i trattamenti necessari a proteggerla e di garantire un consumo di acqua inferiore fino al 30% rispetto alle colture in suolo. Nei campi viene favorita l’attività degli insetti utili, fondamentali per le attività di difesa e nei periodi di impollinazione. L’equilibrio dell’ecosistema è inoltre sempre garantito dal nostro “Disciplinare di Lotta Integrata Sant’Orsola”.

Dove viene prodotto

E’ 100% italiano: nasce, cresce viene raccolto nei campi dei produttori in Sicilia e Calabria.

«Al momento, infatti, sono questi i territori nei quali abbiamo trovato le condizioni ambientali e climatiche ottimali per dare al mirtillo l’habitat ideale necessario al raggiungimento della certificazione a Residuo Zero. Ad oggi stiamo lavorando per estendere il più possibile, nei prossimi anni, le aree di produzione».

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