Ue, via libera senza limiti di età al vaccino AstraZeneca. L'azienda: pronte milioni di dosi, richiamo ok anche a 3 mesi. Ma si temono ritardi

"L'agenzia europea del farmaco ha dato l'ok al vaccino Astrazeneca. È una notizia incoraggiante. La battaglia contro il virus è ancora complessa, ma avere a disposizione un altro vaccino efficace e sicuro ci da' più forza nella campagna di vaccinazione". Lo ha scritto in un post su Facebook il ministro della salute Roberto Speranza. 

Per l'Ema il vaccino di AstraZeneca può essere utilizzato anche per gli over 55 "anche se non ci sono ancora molti dati poiché la maggior parte dei partecipanti ai test avevano un'età compresa tra i 18 e i 55 anni", si legge nella nota dell'Ema.

"Non abbiamo molte informazioni sull'efficacia del vaccino AstraZeneca nella fascia di età degli over 55, ma il 13% dei pazienti inclusi in questa analisi erano anziani.

Lo raccomandiamo sulla base dei dati e dell'esperienza accumulata con gli altri vaccini.

Ci attendiamo qualche tipo di efficacia anche per questo sub-gruppo, anche se l'esatto livello di efficacia non può essere stimato ora", dichiara un esperto dell'Ema, Bruno Sepodes. E aggiunge: "Questo significa che può essere usato, ma se ci sono altre opzioni sono preferibili".

Ci sono "milioni di dosi" di vaccino pronte per essere inviate nei Paesi Ue, già nei prossimi giorni, ha detto oggi Pascal Soriot, ad dell'azienda anglosvede, sottolineando che gli stabilimenti del colosso farmaceuticostanno lavorando non stop.

Ma sulle forniture in ritardo, come noto, è scontro con la commissione Ue: «Mi aspetto che l’azienda» AstraZeneca «fornisca le 400 milioni di dosi» di vaccino «concordate. Continueremo a fare tutto il possibile per garantire vaccini per gli europei, i nostri vicini e partner in tutto il mondo». Così su Twitter oggi la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dopo il via libera dell’esecutivo comunitario alla commercializzazione del vaccino a seguito di un parere positivo dell’Ema.

Il vaccino di AstraZeneca/Oxford, ha aggiunto Soriot, mantiene la sua efficacia anche con un intervallo "di tre mesi" fra prima dose e richiamo, secondo la strategia scelta dal Regno Unito. In un briefing con altri dirigenti dell'azienda e con il professor Andrew Pollard, dell'Università di Oxford, l'ad ha sottolineato la "flessibilità" di uso e la facilità di conservazione e di somministrazione di un vaccino elaborato in soli 9 mesi malgrado le difficoltà.

"Abbiamo grande fiducia in questo vaccini e nel suo potenziale di utilizzo", gli ha fatto eco Pollard, dicendosi "incoraggiato" dai risultati raggiunti.

"Non sappiamo ancora se il vaccino AstraZeneca sia efficace di fronte alle varianti ed abbiamo chiesto all'azienda di fornire dati, come abbiamo fatto con le altre case farmaceutiche", osserva la direttrice dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), Emer Cooke, spiegando che il parere positivo al vaccino è stato all'unanimità e basato su un solido dibattito scientifico.

La commissione tecnico scientifica (Cts) dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) si riunirà domani, 30 gennaio, per esaminare il dossier del vaccino di AstraZeneca e per l'autorizzazione all'immissione in commercio e all'utilizzo nell'ambito del Servizio sanitario nazionale. La commissione valuterà anche la platea di popolazione per la quale il vaccino risulta maggiormente indicato: ieri era trapelata l'intenzione di raccomandarlo per gli under 65, ma dopo l'Ok senza condizioni venuto dalla ue potrebeb cambiare questa indicazione.

«Vediamo adesso l’Aifa cosa deciderà, però penso, da ciò che ho capito, che il limite di età dovrebbe essere probabilmente a 65 anni»,  ha detto il direttore della revenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.

AstraZeneca plaude al via libera senza limitazioni per le persone più anziane e assicura di voler garantire - dopo le polemiche su questi giorni con Bruxelles - "un acceso ampio ed equo alle forniture", si legge in una nota diffusa dall'azienda farmaceutica anglo-svedese.

Il vaccino AstraZeneca/Oxford garantisce una copertura "del 100%" contro un contagio "grave" da Covid e contro il rischio di dover essere ricoverati in ospedale, ha rpecisato Soriot nel briefing online, plaudendo alla decisione Ue di approvarne la somministrazioni e definendo quella odierna "una grande giornata" anche per i "risultati positivi" emersi dalla sperimentazione di altri due vaccini, quello di Novavax e quello di Johnson and Johnson.


FORNITURE ASTRAZENECA: LO SCONTRO LEGALE TRA LA UE E L'AZIENDA

L’ultima parola potrebbe averla solamente un giudice. Dopo giorni di accuse e controrepliche, nemmeno la pubblicazione nero su bianco del contratto siglato lo scorso 27 agosto riesce a mettere d’accordo la Commissione Ue e AstraZeneca. Tra controversi nodi legali ed errori di pubblicazione, il documento si conferma materia da avvocati con interpretazioni contrapposte. Ecco i punti della discordia.

* CLAUSOLA DEL ‘MASSIMO SFORZO POSSIBILÈ - Specificato più volte nelle 40 pagine del contratto, il concetto del «massimo sforzo possibile» per produrre le dosi iniziali del vaccino è paragonabile, secondo quanto riferito da un funzionario Ue, al grado di volontarietà in un reato. Per Bruxelles si tratta di «uno standard legale oggettivo», classico nei contratti e che non può essere valutato dalla casa farmaceutica ma soltanto da un tribunale. La clausola, poi, «si applicava fino a quando non fosse chiaro se» AstraZeneca «poteva sviluppare un vaccino», e ormai è superata, ha spiegato in prima persona Ursula von der Leyen. Ma per il ceo di AstraZeneca, Pascal Soriot, la clausola non pone alcun obbligo nella consegna delle dosi.
* PRODUZIONE NEGLI IMPIANTI DEL REGNO UNITO - Nodo destinato a creare non poche tensioni con il Regno Unito nelle primissime fasi dell’era post-Brexit anche l’uso delle fabbriche britanniche di AstraZeneca per produrre vaccini destinati ai cittadini europei resta da chiarire. Pur menzionata esplicitamente nel contratto, la possibilità viene inserita in un paragrafo successivo a un primo comma in cui si legge che la società dovrebbe fabbricare le dosi all’interno dell’Ue.
L’utilizzo di impianti britannici «non è un’opzione, è un obbligo contrattuale», è la posizione di Bruxelles. Ma per l’ad della casa farmaceutica le dosi prodotte negli stabilimenti del Regno Unito devono essere riservate agli inglesi.(ANSA).(ANSA).

comments powered by Disqus