Una rete oncologica per una speranza in più

Omogeneità, qualità dell’assistenza e delle cure grazie alle migliori possibilità di accesso e utilizzo di farmaci innovativi, diminuzione delle migrazioni tra Regioni e Sud-Nord, diminuzione dei tempi nelle liste d’attesa, aumento della sopravvivenza e delle guarigioni, gestione ottimizzata per i pazienti al confine tra le Regioni.

È stato presentato venerdì a Roma Periplo nazionale, il nuovo progetto che tende ad unificare le reti di assistenza oncologica regionale. Tra le sette regioni che vi hanno aderito c’è anche il Trentino. La cosa interessante è che, secondo i dati, là dove si fa rete i malati sopravvivono di più raggiungendo una percentuale di sopravvivenza a 5 anni superiore al 50%.  La rete, però, funziona solo in sette Regioni italiane: Lombardia (in attesa di riorganizzazione e nomina referente regionale da oltre un anno), Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria e la provincia autonoma di Trento. In Campania e Puglia le reti sono state deliberate e sono in partenza. Il Lazio sta muovendo i primi passi, mentre altre ad oggi risultano solo su carta: Sicilia, Calabria, Sardegna, Basilicata.

L’obiettivo e i vantaggi della rete sono che i pazienti  possono accedere alle cure migliori, senza spostarsi dal proprio domicilio, con trattamenti uniformi sul territorio ed evidenti sinergie e meno sprechi di risorse per il sistema sanitario. Gli ospedali, inoltre, vengono utilizzati solo per le terapie più complesse e le liste d’attesa possono essere ridotte fino al 50%.

Il comune denominatore di una rete oncologica sono i Pdta, cioè i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali.
Periplo, dopo la conclusione del percorso di lavoro nell’ambito del tumore del seno, ora ha avviato quello sul tumore del polmone, l’altra grande area oncologica dove negli ultimi anni si sono registrati i maggiori passi avanti nelle terapie.

«Con questa iniziativa – ha spiegato Pierfranco Conte, presidente di Periplo, direttore della Rete Oncologica Veneta e direttore della divisione di oncologia medica 2 all’Istituto Oncologico Veneto – vogliamo rendere il percorso del paziente con tumore di migliore qualità e omogeneo sul territorio nazionale».

In Trentino, secondo i dati più recenti dell’osservatorio epidemiologico dell’Azienda, l’incidenza è di 2.612 nuovi casi di tumore all’anno, con numeri maggiori per i maschi (323,4 ogni 100 mila) rispetto alle femmine (243,8 ogni 100 mila). La mortalità è in media di 1.380 pazienti e il rischio di contrarre un tumore entro i 74 anni è del 38,7% per i maschi (circa 1 su 3) e del 27% per le donne (circa 1 su 4). La maggior parte dei casi incidenti si registrano in soggetti con più di 60 anni.

In Trentino la rete oncologica è supportata alla tecnologia, in particolare dal sistema informatico Oncosys che permette la gestione dei pazienti attraverso la cartella clinica informatizzata e il teleconsulto oncologico con gli ospedali periferici con un servizio di messaggistica specifico, con brevi domande e risposte per il singolo paziente. Attraverso la rete, dunque, sono state uniformate procedure e cure indirizzando al S. Chiara la maggior parte degli interventi e certi tipi di esami e cure, e consentendo al pazienti di proseguire controlli e altre cure vicino al luogo di residenza.

In Trentino come altrove la percentuale di sopravvivenza dipende molto dal tipo di tumore. Le percentuali di sopravvivenza più alta, superiore all’80% si ha per il tumore alla tiroide, melanoma, tumore al seno, alla prostata e all’utero.

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