Martina Zanetti s'arrampica e sogna le Olimpiadi

di Antonio Gatto

Una passione che diventa anche una filosofia di vita. Un modo per affrontare la quotidianità e crescere. Questo è l'effetto che ha fatto e sta facendo lo sport dell'arrampicata a Martina Zanetti. Arcense sin dalla nascita, Martina nasce nel 1997, sorella maggiore di Alessandra e Michele. Che la passione di questa ragazza sia l'arrampicata si capisce bene; dalle foto e locandine di gare appese sui muri di casa, alle foto di facebook, quasi sempre ritratta mentre arrampica o con la pettorina di gara sulla maglietta. Martina dedica molto tempo al suo sport, ma non trascura gli studi. Prima ha frequentato il liceo scientifico «Maffei» di Riva , ora si è iscritta all'università di Verona alla facoltà di Scienze motorie. 

La nostra giovane atleta si è sempre data anima e corpo allo sport dell'arrampicata e con il tempo si è specializzata principalmente in due discipline: boulder , dove si affrontano pareti basse cercando di completare il percorso con il minor numero di tentativi e «Velocità», che consiste nell'arrivare in cima alla parete nel minor tempo possibile. Le soddisfazioni di tanta dedizione sono arrivate. Negli ultimi anni Martina ha vinto il campionato italiano giovanile in tutte le discipline ( boulder, velocità e difficoltà ), ha partecipato alla coppa Europa e ai Mondiali, piazzandosi sempre nelle prime posizioni. In vista delle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020, sta partecipando alle selezioni per entrare nella squadra dimostrativa che sarà presente all'evento. La nostra arcense non è solo arrampicata, questa ragazza sorridente e timida, dedica il poco tempo libero che le rimane per fare volontariato. Infatti Martina, fa parte sin da bambina, degli scout Cngei di Arco, dove va a dare una mano appena può. 

Quando hai iniziato ad arrampicare?
«Da piccola mio padre mi portava spesso in montagna ad arrampicare o fare ferrate. Poi a dieci anni ho iniziato il corso e di conseguenza sono entrata in squadra».
Perchè hai scelto questo sport?
«Difficile dire il perchè, mi fa stare bene e penso sia il mio mondo. Ci sono altri sport che mi piacciono, come il calcio, che ho praticato per un periodo, ma arrampicare mi piace più di tutti».
Quanto ti alleni? Riesci a conciliare con lo studio?
«Mi alleno tre o quattro volte a settimana, ogni volta per tre ore, più le gare. Quando sono a Verona mi alleno da sola. Nel periodo di esami diminuisco gli allenamenti per dedicare più tempo allo studio. Il resto del tempo lo dedico ad altro».
Come ti prepari prima di una gara, hai qualche rito?
«Solitamente mi agito poco, l'unica cosa che faccio è preparami bene la borsa, sono più tranquilla quando sono sicura che ho tutto quello che mi serve. Una volta usavo oggetti portafortuna, ma non sono più scaramantica, ho visto che vinco e perdo comunque».
Hai un ricordo particolarmente bello?
«Nel 2015 ai Mondiali ad Arco. Sono riuscita a fare il "blocco" più difficile al primo tentativo davanti ai miei amici e famigliari. Grazie a quello sono andata in semifinale».
Con il tuo sport incontri ragazzi stranieri di diverse culture, come è il rapporto?
«Si fa amicizia volentieri, si crea un bel gruppo con tutti, non ci sono barriere culturali o religiose. Con un'atleta e amica svizzera siamo andate ad arrampicare insieme quando è venuta qui fare le ferie».
Quanto è importante il supporto della tua famiglia?
«Conta tanto, soprattutto quando ero più piccola, i miei genitori mi accompagnavano ad allenamenti e gare. Anche dal punto di vista economico, con i costi da sostenere per le gare soprattutto quando si svolgono all'estero. Tutti in famiglia siamo appassionati di arrampicata. Nel 2014, quando ho vinto gli Europei, i miei genitori hanno visto il mio risultato su internet e sono scoppiati a piangere in mezzo al locale dove stavano pranzando».
Più importante partecipare o vincere?
«Sicuramente partecipare. Anche se perdo, ma ho fatto una bella gara sono comunque soddisfatta, poi ovvio che se si vince è sicuramente meglio!».
Come reagisci alla sconfitta?
«Se la gara va male vuol dire che ho sbagliato qualcosa o devo allenarmi di più. A volte mi arrabbio con me stessa. Se l'avversario è molto più forte di me, accetto meglio il risultato».
Hai mai avuto voglia di mollare?
«Sì, è capitato. Ma per motivi personali. Non mi sono mai stufata degli allenamenti o delle gare».
L'arrampicata è più una sfida con se stessi o con l'avversario?
«Sempre con se stessi, anche se gareggi contro qualcuno. Alla fine sei sempre tu contro la parete e quello che sai fare».
Hai qualcuno a cui ti ispiri, che ammiri?
«Sì, sono due atleti che secondo me sono molti forti, si allenano parecchio e hanno tanta tecnica. Una ragazza inglese, Shauna Coxsey, e un ragazzo di nazionalità norvegese, Magnus Midtboe».
Ci sono progetti per il futuro?
«Per adesso vorrei continuare ad arrampicare, proseguire con gli studi e finire l'università, poi lavorare come allenatore di qualche squadra. Spero di entrare quest'anno nella nazionale senior di boulder ».
Queste sono le cose concrete, hai invece dei sogni nel cassetto?
«Ce ne sono tanti. Mi piacerebbe viaggiare molto, per arrampicare, conciliare sport e turismo. In questo momento mi piacerebbe andare in Spagna e in Brasile».
Per concludere, cosa ti ha insegnato questo sport?
«Mi ha insegnato ad essere determinata e costante. Mi porta a dare il massimo anche nella vita di tutti i giorni, almeno ci provo».

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