«Hofer, ancora troppa ignoranza» Schützen sfilano in pieno centro

Era il 22 novembre 1797 quando nasceva Andreas Hofer. Icona, simbolo, capopopolo e, ultimo ma non meno importante, comandante tirolese degli Schützen, fucilato a Mantova dai francesi 20 febbraio 1821. E nella serata di ieri, 250 anni dopo la sua nascita, gli Schützen hanno voluto rendergli omaggio su tutto il territorio trentino. La sfilata per le vie del centro storico di Trento ha catalizzato l'attenzione di coloro i quali si sono ritrovati ad osservare le donne e gli uomini nella loro classica divisa ufficiale.

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Il termine del percorso è stato posto al teatro sociale, dove il presidente della Provincia Ugo Rossi ed consigliere provinciale Lorenzo Ossanna hanno dato il loro saluto istituzionale. In seguito, la serata è proseguita con lo spettacolo teatrale "Andreas Barbòn", durante il quale canti e letture hanno accompagnato il ricordo di Hofer unitamente a quello di tutte le compagnie del Trentino. Circa 700 Infatti sono gli Schützen attualmente presenti sul nostro territorio, suddivisi in ventisei compagnie disseminate su di esso. «La nostra figura é ancora oggi molto importante, soprattutto per chi vive da sempre in Trentino - sottolinea Umberto Facchinelli, segretario della compagnia Schützen del Welschtirol - In particolare, il ricordo di una figura come quella di Hofer per noi rappresenta ovviamente un'occasione di mobilitazione generale. Ci permette di portare avanti un'identità e la memoria di ciò che siamo stati e siamo tutt'ora. Ricordiamo il periodo in cui eravamo austroungarici ed avevamo una patria comune, ovvero il Tirolo». Il percorso di crescita del "popolo" Schützen è comunque sempre costante, basti pensare alla compagnia di San Michele e Val di Cembra, rifondata quest'anno. Il ricordo di Hofer ha dunque la significativa valenza di mettere in contatto tutti, per riassaporare una parte di cultura mai abbandonata nel tempo. «Questo evento è stato organizzato dalla Regione, ed essere invitati ci ha fatto davvero molto piacere - ha concluso Facchinelli - Tuttavia, ritengo ci sia ancora un grave problema di informazione. È vero, chi vive su questo territorio ci conosce, ma è altresì corretto affermare che troppo spesso chi viene da fuori non ha idea di quale sia la nostra figura e di cosa rappresenti».

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