L'allarme: un quindicenne su tre consuma bevande alcoliche

Resta un problema allarmante quello del consumo di alcol tra giovani e giovanissimi.

In Italia, ma anche in Trentino, i ragazzini che cercano lo sballo sono sempre di più: nella prevenzione, che evidentemente non funziona bene visti i risultati delle indagini, un ruolo fondamentale lo hanno ovviamente famiglia e scuola, ma non va sottovalutato il ruolo degli amici, ovvero dei coetanei, e quello di chi produce e distribuisce.

Di questo si è parlato in un incontro a Sociologia dal titolo «Adolescenti e alcol in Italia».

Il 18% dei giovani ammette di ubriacarsi: il consumo avviene sempre più precocemente e la frequenza aumenta. Il Trentino non fa eccezione: dei dati specifici sulla nostra provincia non sono stati divulgati, visto il campione piuttosto ridotto, ma in generale i professori hanno spiegato che sul territorio i giovani continuano ad abusare di alcolici.

Le ultime ricerche dicono che tra i quindicenni trentini il 29% (quasi uno su tre) ammette di consumare alcol una volta a settimana, con la percentuale tra le ragazze che si abbassa al 22% (poco più di una su cinque), confermandosi comunque oltre il dato italiano del 21%.

Genitori meno amichevoli e più autorevoli: parlino con i figli prima che diventi un problema (Enrico Tempesta)

«L’indagine nazionale - ha spiegato il professor Carlo Buzzi - dice che i primi assaggi arrivano in età molto precoce. Addirittura il 40% ha provato prima dei 10 anni. E questo debutto arriva sempre in famiglia, spesso in situazioni gioiose e conviviali: questo sminuisce il senso di trasgressività, fa diventare il gesto normale e giustificabile».
I dati esposti riguardano i tredicenni: in questa fascia d’età si registrano maggiori consumi nel sud Italia e isole, mentre il nord est ha risultati migliori, nel senso di meno ragazzini che bevono. Una tendenza che cambia con la crescita. Ma come fare per cambiare questa allarmante deriva? Gli attori chiamati in causa sono sempre gli stessi.
 
«La famiglia in primis - prosegue Buzzi - e poi la scuola. I genitori hanno il compito di dare un indirizzo preciso».

«Bisogna tenere conto - aggiunge il professor Enrico Tempesta, presidente Osservatorio permanente giovani e alcool - delle difficoltà genitoriali in una situazione sociale come quella attuale. Mamme e papà tendono a essere più amichevoli che autorevoli, si riduce il tempo dedicato a parlare di questo problema. E, anzi, se ne parla solo quando il problema è già esploso, mentre prima si tende a sottovalutarlo».

Alcol in Trentino vuol dire anche business: produrre, infatti, vuol dire far girare l’economica, dare posti di lavoro. La nostra provincia è una terra di grandi vini, ma ultimamente anche la birra si sta creando spazi importanti, con la nascita di tanti birrifici artigianali. Che, paradossalmente, possono essere d’aiuto nella riduzione dei consumi: essendo di qualità più alta costano di più e ne viene prodotta meno.

«Questa novità dei birrifici locali è positiva anche in una logica di riduzione, visto che rispetto alla grande industria che mette sul mercato milioni di bottiglie, loro hanno un maggiore controllo e contatto con il territorio. Chi produce e chi distribuisce ha una responsabilità, sono anche educatori. Noi vogliamo coinvolgere le aziende di vino e birra: loro fanno il loro lavoro, ci mancherebbe».

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