Vaccini, da un gruppo di medici proposta alternativa al decreto

«Il documento con cui numerosi e illustri colleghi medici espongono la loro alternativa al decreto vaccini va nella stessa identica direzione di quello che vado sostenendo da settimane in commissione sanità ed in ogni occasione di confronto pubblico a cui ho partecipato.

Idealmente in quel documento c’è anche la mia firma, che non è dello stesso spessore scientifico dei firmatari, ma che spero sia utile per ribadire che non tutti i decisori politici sono schierati a favore di questo decreto»: lo dichiara il senatore Maurizio Romani, vicepresidente della commissione Sanità, commentando la proposta in cinque punti presentata da Alberto Aronica, Vittorio Caimi, Adriano Cattaneo, Sergio Conti Nibali, Vittorio Demicheli, Alberto Donzelli, Alice Fabbri, Luisella Grandori, Tom Jefferson, Eduardo Missoni e Massimo Valsecchi.

Nell’appello, diffuso da Quotidiano Sanità, i medici firmatari chiedono un atteggiamento più accurato delle autorità verso la questione delle vaccinazioni.

In particolare, nel delineare un programma di azione alternativo all’bbligo geenralizzato per 12 vaccini (poi scesi a 10 nell’ultima stesura del decreto) l’appello accoglie la necessità di procedere per quanto riguarda il solo morbillo, sia pure in presenza non di una «emergenza», come sostiene la ministra Beatrice Lorenzin, bensì di un’urgenza che suggerisce di intervenire.

Ma per le altre malattie ora comprese nell’obbligo si indica quale alternativa più aderente alla realtà epidemiologica il modello della Regione Veneto, che prevede un monitoraggio costante delle soglie di copertura vaccinale e l’avvio di misure urgenti a livello territoriali (vaccini compresi) qualora la popolazione sottoposta al trattamento scenda sotto l’85% del totale, percentuale rilevata empiricamente come sufficiente nell’ottica di una prevenzione efficace. Tali soglie di allarme andrebbero rideterminate sulla base di tutti i dati scientifici disponibili.

Il terzo punto della proposta riguarda il confronto scientifico sull’intera questione nel quale si chiede vengano coinvolti anche studiosi indipendenti sia dall’industria sia dagli apparati statali.

Si propone poi che Regioni e Province autonome adottino un’anagrafe informatizzata di raccolta dati unica, efficiente e integrata.

Ciò in modo da garantire anche una rilevazione precisa degli eventi avversi che colpiscono i soggetti vaccinati o i loro famigliari (spesso questa individuazione degli effetti collaterali negativi, attualmente, sfugge per varie ragioni).

Infine, si propone che il piano alternativo qui delineato rientri nella prevenzione primaria «in un’ottica di prevenzione attiva, favorendo l’adesione volontaria e consapevole da parte del cittadino, sia ai programmi vaccinali, sia alle altre importanti misure comportamentali e ambientali con valida documentazione di ridurre la trasmissione, la gravità e la letalità delle malattie infettive».

A tal proposito, lo stesso senatore Romani osserva: «L’apertura di un sereno confronto scientifico sull’utilità di una copertura vaccinale obbligatoria estesa a dodici vaccinazioni per una coorte di età tra zero e sedici anni credo sia il primo doveroso passo per evitare uno scontro a livello sociale, in questo momento inutile e controproducente sia per il rapporto cittadino-politica che paziente-medico».

Frattanto, oggi pomeriggio, Pesaro ospita una manifestazione nazionale per la «Libertà di scelta in campo vaccinale».

La giornata è organizzata da varie associazioni: Comitato Salute e Diritti di Pesaro, Colors Radio, Il Sentiero di Nicola, Auret, Comilva, Corvelva, Rav Hpv, la trentina Vaccinare Informati, Condav.

Sul palco si alterneranno medici, genitori di bambini che hanno avuto danni dai vaccini, il filosofo Diego Fusaro, il cantautore Povia e il magistrato Ferdinando Imposimato.

I comitati contestano il decreto sui vaccini obbligatori per l’accesso agli asili nido, alle scuole materne e alla scuola dell’obbligo in discussione in Senato in questi giorni, ritenendolo una misura «coercitiva e autoritaria».

«Chi si oppone all’obbligatorietà delle vaccinazioni - afferma David Gramiccioli, di Colors Radio, portavoce della manifestazione - non lo fa solo per questioni ideologiche.

Per lo più chi esita a vaccinare o a seguire calendari vaccinali personalizzati, o a non vaccinare affatto, lo fa a fronte di una consapevole e approfondita informazione cresciuta negli incontri con dottori, immunologi, microbiologi, i quali riportano dati dell’Istituto Superiore di Sanità».

La città di Pesaro è stata scelta «come una delle tante città di provincia d’Italia. Siamo qui per dire che siamo ovunque, in ogni città, non solo nelle metropoli, in ogni periferia, in ogni quartiere. Siamo molti e vogliamo essere ascoltati» aggiunge Gramiccioli, che invita a indossare «una maglietta arancione e a portare al Miralfiore »il vostro migliore sorriso e tutta la vostra determinazione».

Una manifestazione analoga si svolgerà domani a Parigi, dove i no vax sfileranno con magliette arancioni e lo slogan «Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere».


Intanto nel decreto Lorenzin scende a 10 il numero di vaccini obbligatori, diminuiscono le sanzioni e scompare il riferimento al tribunale dei minori per i genitori che decidono di non vaccinare i figli.

Via libera inoltre alla possibilità di somministrarli anche nelle farmacie mentre si profila l’obbligo anche per operatori sanitari e scolastici. Con gli emendamenti approvati nelle ultime ore dalla Commissione Sanità del Senato, cambiano i dettagli ma non la sostanza del decreto che introduce l’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola.

«Il testo non è blindato, sono sempre disponibile a modifiche, se sono migliorative», commenta il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Intanto il decreto spacca le regioni e il presidente del Veneto Luca Zaia conferma l’intenzione di fare ricorso alla Consulta.

Con le votazioni di mercoledì notte è stato dato il via libera all’emendamento della relatrice Patrizia Manassero (Pd) che riduce le vaccinazioni obbligatorie da 12 a 10 (quelli inclusi nell’esavalente, nel trivalente, più varicella e rotavirus). A queste, poi, se ne aggiungono altre 4 «consigliate» attivamente dalle Asl: anti-meningococco B e C, anti-pneumococco e anti-rotavirus. Modifiche riguardano le sanzioni pecuniarie ai genitori che non vaccinano: il tetto massimo scende da 7.500 a 3.500 euro e viene tolto il riferimento al rischio della perdita di patria potestà.

La Commissione ha poi approvato un emendamento che prevede la possibilità per i medici di somministrare i vaccini in farmacia.
Il servizio, che sarà «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» e le cui modalità saranno precisate con decreto del ministero della Salute, sottolinea Emilia Grazia De Biasi (Pd), «rimanda a un principio previsto del Patto della Salute che riguarda la Farmacia dei Servizi. Bisogna considerare che, in alcune aree del paese, le farmacie rurali sono l’unico presidio sanitario nel raggio di chilometri e spesso è faticoso recarsi presso una Asl».

È stato invece rimandato all’esame della Bilancio un emendamento che accoglie una richiesta delle Regioni e prevede che operatori sanitari, sociosanitari e operatori scolastici presentino «la documentazione attestante l’avvenuta vaccinazione».

«Sono molto soddisfatta di come sta andando il lavoro in Commissione - commenta Lorenzin - sta uscendo un testo equilibrato e che garantisce la salute dei cittadini». «Si stanno facendo dei correttivi, alcuni dei quali migliorativi. Ma l’impianto che prevede l’obbligatorietà è lo stesso e per noi resta sbagliato», è invece il parere di Nerina Dirindin (Mdp) che aggiunge: «la spaccatura che c’è in Commissione sul decreto riflette quella che c’è nel paese».

Una spaccatura che si riscontra anche tra le regioni con Zaia che presenterà a ore il ricorso alla Consulta e con la Val d’Aosta che conferma la sua contrarietà.

«La stragrande maggioranza però - commenta il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini - è a favore, comprese Lombardia e Liguria».

L’esame del testo in Commissione riprende lunedì alle 20 con l’articolo 4, e in particolare con l’emendamento che prevede l’istituzione dell’anagrafe vaccinale, che, commenta Manassero, «consentirà a tutti gli italiani di avere una propria storia vaccinale e consentirà di verificare lo stato delle vaccinazione nel nostro paese». Obiettivo approvare il testo entro lunedì notte per farlo arrivare in aula martedì.

«L’Istituto superiore di sanità, pur di astenersi dal fornire un parere scientifico oggettivo, come richiesto dalla commissione Igiene e Sanità del Senato per avvalorare la proposta di 12 vaccinazioni obbligatorie portata avanti fino a poche ore fa dall’Iss stesso e dalla Lorenzin, accetta la mediazione politica di scendere a 10 vaccini obbligatori», afferma invece Adriano Zaccagnini del movimento Democratici progressisti.

«Siamo di fronte ad un decreto legge senza urgenza e senza che l’Iss sia in grado di dimostrare la sussistenza di emergenze sanitarie in corso che lo giustifichino.

Non appena i senatori hanno proposto una minima diminuzione del numero dei vaccini obbligatori, l’Iss si è piegato dimostrando la sua credibilità e terzietà da mediazioni politiche.

Ormai è chiaro, come viene denunciato da mesi, che l’Iss fino ad oggi ha semplicemente avvalorato decisioni politiche, prima della Lorenzin e ora dei senatori, senza mai produrre pareri oggettivi di rilievo.
Al momento di modifiche sostanziali al decreto legge non se ne riscontrano e sta semplicemente emergendo tutta la superficialità con cui il governo ed ora la maggioranza stanno portando avanti un provvedimento liberticida e privo di qualsiasi oggettiva evidenza ed urgenza scientifica», conclude.

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