In Italia il fumo uccide 83 mila persone l'anno

I dati del ministero della Salute

«Il chiodo decisivo sulla bara delle sigarette», «l’arma decisiva per imporre un bando al fumo», persino l’involontariamente ironico «la pistola fumante del legame con i tumori». Lo studio pubblicato 20 anni fa da Science, il primo a dimostrare i danni prodotti dalle sigarette sulle cellule del polmone, rappresenta una pietra miliare nella storia della lotta al fumo, e a testimoniarlo ci sono anche le espressioni usate dai ricercatori dell’epoca, che finalmente potevano zittire la critica principale fatta dalle industrie del tabacco, cioè appunto che in realtà una prova diretta non era ancora stata trovata.
 
La ricerca, coordinata da Gerd Pfeifer del Beckman Institute di Duarte, in California, ebbe un grande risalto su tutti i media dell’epoca. I ricercatori dimostrarono che le cellule del polmone esposte al benzopirene, uno dei componenti del fumo, riportano danni a un gene chiamato p53, che ha la funzione di proteggere in generale le cellule dai tumori. Fino a quel momento diversi studi avevano legato il fumo ai tumori, ma solo dal punto di vista epidemiologico o con test su animali.
 
Quello pubblicato su Science indicava il benzopirene come «la» sostanza che provocava il tumore al polmone, ma in seguito altri colpevoli furono trovati nei prodotti di combustione del tabacco, e non solo legati a quest’organo. Ancora oggi il 27% di tutte le morti per cancro è dovuta a questa patologia. In Italia secondo il ministero della Salute il fumo è la principale causa di morte, provoca dai 70.000 agli 83.000 decessi l’anno e oltre il 25% di questi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età.

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