Pasubio, targa per Arturino E scoppia la polemica

di Luisa Pizzini

Ha già fatto discutere e sicuramente lo farà ancora, la targa (nella foto) in ricordo del cane Arturino affissa lungo strada delle Gallerie sul Pasubio, in prossimità della val Camossara, dove l’animale ha perso la vita l’anno scorso. Perché è un fatto che accende i riflettori su più argomenti legati però da un fattore comune, il rispetto per la montagna.

A sollevare in qualche modo il «caso» è il gestore del rifugio Achille Papa, Renato Leonardi. «In realtà quello delle targhe e delle immagini sacre è un problema che si trascina da qualche anno» racconta. «Targhe del genere ce ne sono parecchie, anche di incidenti che sono costati la vita alle persone e che gli amici si sentono in dovere di ricordare lungo le vie di accesso al Pasubio o in altre montagne. Sia sulla Strada delle gallerie che sulla Strada degli eroi (nella foto) spuntano spesso anche immagini sacre. Ognuno ha il proprio credo giustamente, ma io sono convinto che non c’entrino molto con il posto».

La targa dedicata ad Arturino che è stata appesa sulla roccia lungo il sentiero esula dalle altre perché riguarda un animale. «L’episodio del cane l’anno scorso era noto perché la famiglia avevano mobilitato addirittura il soccorso alpino, che poi aveva trovato l’animale morto. Ora è stata messa anche una targa ma io credo che chiunque passi di qui abbia diritto di trovare la montagna come era. Anche perché il Pasubio resta un luogo particolare per quello che è successo durante la guerra e ci sarebbero ben altre cose da ricordare: qui sono morte 10 mila persone, quindi ci dovrebbero essere 10 mila lapidi...  E se ci dovessero essere per ogni morto per incidente, le strade sarebbero un cimitero. Non vedo un senso in questo». E qui l’opinione comune si divide tra chi pretende lo stesso rispetto per gli esseri viventi e chi crede che si sia ormai superato il limite.

La questione non è nata certo adesso, come spiega lo stesso Leonardi che non era intenzionato a sollevare una polemica. La foto e la dedica per Arturino l’hanno rispolverata, ma «da anni avevamo chiesto di raggruppare queste lapidi in un punto come la chiesetta, l’inizio della strada o qualche altro luogo ma non abbiamo ottenuto risposta».

Il gestore del rifugio Achille Papa continua dicendo che sia tutte quelle targhe che le immagini sacre che «spuntano» lungo i sentieri sono in fondo «una forma di inquinamento». Che va di pari passo con l’inquinamento dell’ambiente dovuto ai rifiuti abbandonati lungo i sentieri ed al fatto che spesso perfino le storiche gallerie vengono usate come latrine.

«Le strade del Pasubio in questi anni sono state oggetto di lavori di facciata con sistemazione di gallerie e trincee della parte alta, e delle ferrate più sotto ma tuttora i servizi basilari sono carenti. Parlo di viabilità e servizi igienici, per esempio» continua Leonardi. «La pubblicità che è stata fatta a questi luoghi in occasione del Centenario della Grande guerra ha effettivamente portato più gente anche nei rifugi. Ad oggi però gli unici punti di riferimento rimangono il rifugio Papa o passo Xomo e capita che in una domenica particolarmente affollata con oltre cinquecento persone che usano i nostri servizi questi,  nonostante le tre pulizie quotidiane che riusciamo a garantire, non siano decorosi. Li abbiamo pure ampliati grazie al sostegno del Cai di Schio che ha pagato 100 mila euro di lavori per tre bagni, di cui uno per legge dedicato ai disabili e praticamente inutilizzato. Per il resto però, a parte alcuni interventi di facciata, nel parcheggio a pagamento a valle dei sentieri non c’è niente, nemmeno un servizio».

Insomma, tra la mancanza di buon senso di molte persone - magari poco pratiche o poco amanti della montagna - e le opere incompiute, il Pasubio deve fare i conti con qualche problema di inquinamento.
Renato Leonardi, tanto per precisare che la sua presa di posizione non è un attacco nei confronti degli animali, svela che un cagnolino a casa ce l’ha pure lui. «Ma lo porto qui in rifugio raramente, perché non voglio urtare la sensibilità degli altri. È anche per questo che abbiamo istituito il divieto di accesso agli animali dentro, perché non a tutti fa piacere avere il cane sotto la panca! Fuori però di tavoli ne abbiamo attrezzati molti, il servizio lo garantiamo comunque».

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