Aumentano i tumori cutanei Bisogna proteggersi dal sole

Parla il primario Carlo Renè Girardelli

di Patrizia Todesco

Sempre più ore trascorse all'aria aperta, vacanze sotto il sole dei Tropici anche durante l'inverno, il mito dell'abbronzatura, i «danni» provocati da eccessive esposizioni soprattutto in età giovanile: tutti fattori che stanno provocando un allarmante numero di casi di melanomi anche nella nostra provincia.

I valori non sono lontani da quelli dell'Australia, Paese trai più colpiti.

Siamo passati, dai 7 casi ogni 100 mila abitanti nel 1997 ai 24 casi ogni 100 mila abitanti odierni. Una notizia positiva arriva della sopravvivenza: aumentata anche questa grazie alla prevenzione e a cure sempre più efficaci. Il melanoma cutaneo è comunque al secondo posto per numero di nuovi casi di tumore nella fascia di età 0-49 anni nella popolazione maschile e al terzo posto nella popolazione femminile. Inoltre è la prima causa di decesso tra i 25 e 30 anni.

In vista dell'estate, dunque, dal primario Carlo Renè Girardelli arriva l'invito a proteggere la nostra pelle e soprattutto quella dei bambini. Fattori di protezione elevati, niente lunghe esposizioni e poi, controlli regolari dei nei soprattutto dopo i 50 anni. Per quanto riguarda i neonati e i bambini più piccoli, poi, preferibile evitare l'esposizione diretta al sole e per gli altri protezione adeguata e ben applicata. Si parla di sei cucchiaini da thè per il corpo.

«L'aumento dell'incidenza ha portato ad una maggiore consapevolezza della popolazione e a diagnosi sempre più precoci anche grazie all'utilizzo del dermatoscopio da parte dei dermatologi. Di conseguenza, dalla metà degli anni Novanta si è assistito ad una flessione della mortalità».
I dati italiani parlano di 11.300 nuovi casi all'anno con un'incidenza che è di 12 casi ogni 100 mila abitanti al Nord e 6-7 casi al Sud. A Trento siamo a 24 casi ogni 100 mila abitanti.

Di contro a Trento possiamo consolarci con la sopravvivenza a 5 anni che in base ai dati 2000-2006 raggiunge l'88% rispetto al 77% del Sud (su 403 casi).

Negli ultimi cinque anni i nuovi casi sono stati 201 nel 2011, 191 nel 2012, 218 nel 2013, 180 nel 2014 e 215 nel 2015.

Numeri che sembra difficile far diminuire. Per Girardelli non ci sono molte speranze soprattutto per l'enorme quantità di sole «presa» da bambini e adolescenti. L'80% della quantità di ore di fotoesposizione dell'intera vita di un soggetto si accumula dalla nascita ai 18 anni e purtroppo ancora le persone non sono consapevoli che gli schermi solari riducono solo del 50% l'assorbimento da parte delle pelle.

«L'eritema - ad esempio - è la diretta conseguenza del danno al Dna e si sovrappone perfettamente al rischio cancinogenico. In estate, ad esempio, i bambini di carnagione chiara possono avere l'eritema anche dopo 20-30 minuti di esposizione».

Un discorso a parte va fatto poi per i filtri. «Quello totale non esiste e l'indice Spf è legato solo alla protezione da Uvb mentre la valutazione della protezione da Uva non ha ancora un test quantitivo condiviso».

E i melanomi non sono i soli problemi della pelle. Nella nostra provincia vengono diagnosticati ogni anno 1.700 carcinomi della pelle. La mortalità in questo caso è bassa (3-4 decessi all'anno), ma i numeri sono alti e il bisogno di cure assistenza va di conseguenza. Il panorama dei carcinomi è vario. Si va da quello spino cellulare con potenzialità di metastasi, a quelli basocellulari che rappresentano quasi l'80% del totale.

«Nel 2030 si stima un raddoppio dell'incidenza - avverte il primario - diretta conseguenza della mancanza di protezione sui bambini e ragazzi di oggi. I genitori devono essere maggiormente coscienti dei rischi. Quindi sì alle magliette e ai cappellini che coprono anche il collo».

Ovviamente per i dermatologi vietato parlare di lampade abbronzanti. «Non capisco perché ancora non le abbiano vietate - è il giudizio di Girardelli - ma è un po' come il fumo. Si sa che fanno male ma ci sono ancora persone che le utilizzano».

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