Un raggio laser contro gli alieni

Del raggio laser anti intrusione aliena gli abitanti del pianeta Terra forse non sentono il bisogno. Ma tant'è. Una coppia di astronomi ha proposto di sparare un mega raggio laser nel cielo per proteggere la Terra dagli sguardi indiscreti di civiltà aliene interessate a colonizzare nuovi mondi. L’idea è di due scienziati della Columbia University di New York, con uno studio che potrebbe quasi essere scambiato per un pesce d’aprile se non fosse pubblicato con tanto di calcoli e simulazioni sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Partendo dal presupposto che gli alieni non debbano necessariamente essere innocui e simpatici come il pupazzo di Et uscito dalle mani di Carlo Rambaldi, i due astronomi David Kipping e Alex Teachey propongono un vero e proprio «mantello dell’invisibilità» laser che ci eviterebbe di fare la fine dei nativi americani dopo lo sbarco dei conquistadores europei.

L’idea è quella di giocare a nascondino con gli alieni, cercando di camuffare la Terra per evitare che venga scoperta quando passa davanti al Sole riducendone momentaneamente la luminosità (lo stesso principio usato dal telescopio spaziale Kepler della Nasa per identificare altri pianeti abitabili). Ebbene, Kipping e Teachey sostengono che basterebbe accendere un mega laser per 10 ore l’anno per compensare questo calo di luminosità e passare inosservati durante il transito davanti al Sole. Un altro laser decisamente più economico potrebbe invece mascherare la presenza dell’ossigeno in atmosfera, nascondendo agli alieni la presenza di vita sulla Terra.

Per non scontentare quanti ancora sognano di portare nel cestino della bicicletta un piccolo cucciolo di alieno, i due astronomi statunitensi ricordano che il laser potrebbe essere usato anche per renderci visibili agli extraterrestri e comunicare con loro. «C’è un grande dibattito sull’opportunità di segnalare o nascondere la nostra presenza agli occhi di altre eventuali civiltà avanzate che potrebbero vivere nella galassia. Il nostro lavoro - commenta l’astronomo David Kipping - offre all’umanità una scelta».

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