Professore cinese propone la "poliandria" per rimediare alla mancanza di donne

Un professore universitario ha proposto la poliandria - un antico costume tribale secondo il quale una donna può essere sposata a più uomini - per risolvere il problema dello squilibrio tra i sessi, che in Cina ha assunto proporzioni drammatiche. Nel Paese nascono oggi cento femmine per 118 maschi, una situazione che nel giro di pochi anni portera ad avere 30-40 milioni di giovani maschi per i quali sarà impossibile trovare una moglie.

L’articolo col quale il professor Xie Zuoshi, dell’Università dello Zhejiang, una delle province più ricche della Cina, ha proposto la sua singolare ricetta è stato diffuso su internet e ha scatenato un dibattito dai toni estremamente accesi. La crescente domanda di mogli - ha scritto il professore - porterà a un «aumento del valore» delle donne nella società. «Gli uomini con redditi alti saranno avvantaggiati, perché si potranno permettere di pagare i costi più alti». «Cosa faranno coloro che hanno un reddito basso?» si chiede poi. «Un modo è quello di formare dei gruppi di uomini che insieme cerchino una moglie».

«Non si tratta - prosegue il professore - di una mia idea peregrina. In alcune aree remote e povere ci sono già dei casi nei quali gruppi di fratelli sposano una sola donna, e vivono felicemente e armoniosamente». Inoltre, se il reddito medio aumenterà «sarà più facile attirare donne dai Paesi del sudest asiatico e dell’Africa».

In risposta un utente di Weibo, il Twitter cinese, ha sostenuto che secondo il professore «le donne non servono ad altro che a produrre eredi e ad accoppiarsi con un alto numero di uomini per risolvere i problemi di squilibrio nella popolazione... se questo è vero, cos’è che ci differenzia dagli animali?». Secondo Jing Xiang, un’attivista del Media Monitor for Women Network, il problema dello squilibrio tra i sessi «nasce da una tradizione che privilegia i maschi rispetto alle femmine». In un’intervista alla Bbc, Jing ha definito «ridicola» l’idea della poliandria.

La condizione di milioni di giovani che non riescono a trovare moglie ha portato negli ultimi anni a un aumento del traffico di carne umana tra la Cina e i Paesi vicini più poveri come il Myanmar e la Corea del Nord. In almeno un caso, denunciato lo scorso novembre dai media cinesi, si è verificata una truffa colossale. Una donna ha «importato» dal Vietnam decine di giovani mogli per scapoli disperati nella provincia settentrionale dell’Hebei. Per ogni moglie le sono stati pagati 115mila yuan (circa 16.500 euro). Un giorno le giovani mogli hanno annunciato ai mariti che avrebbero pranzato con le loro compatriote. Sono andate e non sono più tornate. Naturalmente anche la mediatrice è sparita.

Le critiche non sembrano aver scalfito le convinzioni del professor Xie, che ha risposto con un secondo articolo. «Non mi parlate di morale», ha scritto. «Se non troviamo il modo di far accoppiare 30 milioni di scapoli le loro vite saranno senza speranza e potrebbero andare in giro stuprando, uccidendo, mettendo bombe...», ha aggiunto. «Certo - ha concluso - non sarebbe una cosa morale».

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