La magica voce di Nick Drake nello spot di Poste Italiane

di Paolo Ghezzi

Gli intenditori sanno che una delle voci più inimitabili della canzone d’autore del secondo ’900 apparteneva a Nicholas Rodney Drake, detto Nick, nato nel 1948 in Birmania (il padre ci lavorava come ingegnere dell’impero britannico) e volato via troppo presto, a 26 anni, per aver ingerito una dose eccessiva di sonniferi nella camera in casa dei suoi: forse per regalarsi finalmente un sonno profondo (con i Concerti brandeburghesi di Bach sul piatto del giradischi: insomma, l’armonia perfetta che non trovava), forse per farla finita con questa terra e con il «cane nero» della sua brutta depressione (riascoltare «Black Eyed Dog» fa venire i brividi).

Comunque sia, Nick ci lasciò tre album meravigliosi («Five Leaves Left», «Bryter Layter», «Pink Moon») e un bel po’ di inediti, religiosamente collezionati da schiere minoritarie ma devote di drakiani osservanti.
Comprensibile dunque il brivido sgradevole che la poetica tribù di sorelle e fratelli di Nick ha provato, ascoltando la sua voce magica («I was born to love magic») e quasi soprannaturale, profonda e dolce, a sottofondo dell’ultimo scintillante spot di Poste Italiane. Alcuni hanno già imprecato contro la sorella Gabrielle, unica superstite della Drake family (e lei stessa ex star, di Star Trek) per aver concesso i diritti alle Poste, guidate dalla signora Todini sorriso metallico di tigre, l’opposto antropologico del cantautore inglese.

Il video (agenzia McCann, regista Koen Mortier) è quasi poetico e politicamente stracorretto. «Abbiamo cambiato scuola» (belle facce di bambini), «abbiamo cambiato strada» (e via con suggestivi traslochi tra paesi e città), «abbiamo cambiato nazione» (e si vede un immigrato di fronte al mare mentre Nick canta «I never knew the meaning of the sea»), «abbiamo cambiato abitudini, anche quelle cattive...» (e c’è una scena buia di violenza) ma poi si finisce alle sorti magnifiche e progressive delle bighe elettriche e degli smartphone, per concludere con un’impiegata dallo sguardo tenero (devono aver fatto una selezione nazionale...) e a un pacco giallo in un turbinio di lettere, con slogan stentoreo: «Il cambiamento siamo noi» (la quotazione in Borsa è l’obiettivo dello spot).

Slogan trionfalistico e anti-drakiano: lui che ti chiedeva «non trovi che le cose si muovano un po’ troppo in fretta?». E poi hanno scelto «Northern Sky», «I never felt magic crazy as this... Non mi sono mai sentito così magicamente folle; Non ho mai visto lune, capito il senso del mare,/ Ho sentito dolci brezze in cima agli alberi/ Ma ora tu sei qui(e) illumini il mio cielo del Nord». Malinconia liquida, amorosa: Poste 2.0? Innovazione spinta? Ipo, quotazione? I commenti, su You Tube, sono disabilitati: un caso? Nick, dal nirvana degli artisti, perdonali. Magari qualcuno ti scopre grazie al Post-Spot. E gli vien voglia di ascoltarti, a video spento e cielo del nord acceso. Qui sopra.

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