Alice che batte la malattia come la palla da tamburello

di Lucia Facchinelli

Alice Magnani è una guerriera. Ma con un sorriso da angelo capace di rimetterti al mondo. Fragile fisicamente ma dalla forte personalità. Una giovane donna che ogni giorno, nonostante la sua malattia, dimostra a tutte le altre (e perché no, anche a certi maschietti ipocondriaci) che resistere agli urti della vita è possibile, che superare i propri limiti fisici e mentali è un'alternativa praticabile per chiunque, purché dotato di volontà e voglia di cambiare le cose che non ci piacciono.


Alice ha determinazione da vendere, allenata ogni giorno proprio come fa con lo sport che ha scelto di praticare sin da bambina. Nata e vissuta a Segno, insieme ai genitori adottivi e alla sorella, Alice è convinta che nella vita vale la pena inseguire i propri sogni ad ogni costo. Tra i suoi idoli Ernesto Guevara de la Serna, più noto come el Che, rivoluzionario e medico argentino: «È stato un uomo che si è speso fino alla morte per il prossimo, e che mi ha insegnato che la malattia è solo una delle molte dimensioni umane».

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La finestra della sua stanza si affaccia sul campo da tamburello comunale: quel campo che l'ha affascinata e convinta ad abbracciare quello sport, duro e considerato «minore» tra gli altri, che richiede passione e forza fisica per poter esser praticato. Ricchissimo il suo palmares fatto di vittorie e riconoscimenti: oltre una decina gli scudetti giovanili, due di serie «B» e due di «Coppa Italia», numerose presenze in nazionale, tantissime vittorie sia in patria che in Francia e in Ungheria. Molte anche le vittorie con la maglia della selezione trentina. Recentemente è stata ospite di Giovanni Malagò, patron nazionale del Coni che ha voluto conoscerla personalmente e consegnarle la medaglia d'oro al valore sportivo, vinta per i mondiali del 2013 svolti a Mantova e che segue quella d'argento, consegnatale per gli europei vinti a Budapest.


«Mi ha accolta con molta confidenza e si è fatto raccontare tutta la mia storia, è stato emozionante». Ma cos'è che rende tanto speciale Alice? Senza dubbio la sua esperienza di vita con una malattia invalidante, con «la bestia» come la definisce, con la quale combatte fin da bambina «a volte perdo io a volte lei, ma entrambe non abbandoniamo la guerra» chiarisce Alice che racconta le difficoltà fisiche e psicologiche vissute sin da piccola, ma che non riescono ad annientarla, anzi. «Vivo tutto come una sfida».


[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"208156","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"512","style":"float: right;","width":"288"}}]]Aveva 7 anni quando le è stata diagnosticata l'artrite reumatoide cronica aggravata da iperlassità dei legamenti. Una patologia dolorosa, che limita la funzionalità delle articolazioni e le possibilità di movimento di quanti ne sono affetti. Una malattia considerata rara fino a non molto tempo fa che colpisce anche i bambini e che viene curata con terapia chemioterapica, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Nonostante tutto questo Alice si allena quasi ogni giorno, durante tutto l'anno, spesso scendendo in campo con le articolazioni fasciate e doloranti. A chi le chiede «chi te lo fa fare» risponde in maniera ferma e sicura: «Voglio dimostrare a me stessa e agli altri che volere è potere, in ogni situazione».


Fin dalla diagnosi le fu sconsigliato di continuare ad allenarsi, ma lei, più forte della sofferenza fisica, non ha mollato e oggi raccoglie i frutti del suo meritato successo sportivo e umano. Non solo: da due anni Alice è la testimonial de «Il Volo», l'associazione che raggruppa genitori di bambini affetti da patologie reumatiche e che da giugno dello scorso anno ha aperto un ambulatorio dedicato presso l'ospedale di Trento. «Credo nel volontariato e anche a Verona dove vivo mentre studio collaboro con un gruppo che segue i senzatetto». Un impegno convinto il suo a favore di quanti soffrono come lei, soprattutto bambini, ai quali rivolge l'invito a non mollare mai e credere nella propria forza. «Quando quotidianamente si fanno i conti con i limiti della malattia, si matura uno sguardo diverso verso tutti i sofferenti» precisa.


Attualmente studia scienze motorie a Verona e indaga il ruolo preventivo dello sport nell'artrite. «Il mio impegno e la mia speranza è quella di poter in futuro lavorare in questo campo mettendo a disposizione le mie conoscenze sperimentate su me stessa, aprendo un centro di riabilitazione in Trentino».

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