Apre il Museo della miniera in valle dei Mocheni

La «Gruab va Hardimbl» chiude per l'inverno, ma continuerà a raccontare la sua storia e quella dell'attività estrattiva, che ha interessato la valle del Fersina a partire dalla fine del 1300 e fino al XX secolo, nel «S Pèrkmandl-Haus», il nuovo Centro mineralogico realizzato a pochi passi dal «Bersntoler Kulturinstitut» a Palù del Fersina

di Roberta Boccardi

La «Gruab va Hardimbl» chiude per l'inverno, ma continuerà a raccontare la sua storia e quella dell'attività estrattiva, che ha interessato la valle del Fersina a partire dalla fine del 1300 e fino al XX secolo, nel «S Pèrkmandl-Haus», il nuovo Centro mineralogico realizzato a pochi passi dal «Bersntoler Kulturinstitut» a Palù del Fersina.


Diecimila visitatori l'anno in media, soprattutto scolaresche di tutta la provincia e del vicino Veneto, sono la cifra del richiamo straordinario rappresentato dalla miniera di calcopirite (dal quale veniva ricavato il rame) che si trova nel comune di Palù del Fersina, a quota 1700 metri, sul sentiero che porta al lago di Erdemolo, ed è raggiungibile lasciando la macchina al parcheggio in località Frotten e proseguendo per circa 45 minuti a piedi.

Museo della miniera a Palù del Fersina
Il nuovo Centro mineralogico, che sarà inaugurato oggi, sabato 11 ottobre, è stato voluto dal Comune, che ha acquistato e ristrutturato un'ex stalla alle porte del paese, per farne il punto di partenza delle visite guidate alla miniera, ma anche un museo didattico. «Una volta entrati nella miniera non c'è né lo spazio né il tempo per una spiegazione approfondita della storia e della tradizione mineraria locale - spiega  Loris Moar , sindaco di Palù del Fersina -. E c'erano molte richieste per avere a disposizione una saletta per i ragazzi della scuole, anche perché nei mesi invernali la miniera è chiusa. Insomma mancava un edificio pur piccolo in paese che fungesse da collegamento con la miniera».


Adesso questo collegamento c'è, ed è il nuovo centro mineralogico concepito come un moderno museo dove viene rappresentata, attraverso un percorso scientifico curato da Christian Terzer, la storia dell'attività estrattiva in valle dei Mocheni, e dove viene rappresentato il territorio, con particolare attenzione all'ambiente e al paesaggio. «Per la nostra comunità è un piccolo gioiellino - conclude Moar - e per chi viene a scoprire la miniera un punto di riferimento per approfondire i segreti dell'estrazione del minerale, ma anche per conoscere le particolarità della storia, della cultura e della lingua mochene».
Per l'acquisto e la ristrutturazione dell'edificio il Comune ha speso poco più di 300 mila euro, cui vanno aggiunti i 380 mila euro serviti per l'allestimento del museo.

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