Ok ai tagli dei vitalizi d'oro Ma Taverna: «Non è finita»

Claudio Taverna, portavoce degli ex consiglieri regionali che hanno fatto ricorso contro i tagli retroattivi ai vitalizi, non fa drammi per la sentenza della Corte Costituzionale, che è certamente sfavorevole a loro ma in cui coglie anche qualche piccolo motivo di soddisfazione. Ma al di là delle sottigliezze giuridiche la sostanza dice che i tagli fino a prova contraria sono legittimi, Taverna non dispera però che la prova contraria possa essere trovata dal giudice ordinario in cui a questo punto rivolge le sue speranze: «Valuteremo con attenzione le motivazioni e verificheremo il prosieguo della vertenza che naturalmente rimane in piedi» dice.

L’ex consigliere del Movimento Sociale e poi di Alleanza Nazionale ricorda la genesi della legge del 2012, che indicò le cifre degli anticipi da poter richiedere poi tagliate due anni dopo: «Gli ex consiglieri provinciali si sono trovati di fronte al quesito, mi ricordo anche la data era il 3 settembre del 2013, se accettare o meno la proposta del consiglio regionale. Una proposta beatificata da tutti, votata da tutti e col plauso delle organizzazioni sindacali e agli atti vi sono documenti che dicevano che si sarebbe arrivati a un risparmio di 6 milioni all’anno. Io l’ho accettata e per me il discorso era chiuso. Poi è stata rivista e da privato cittadino io come altri abbiamo voluto far valere le nostre ragioni. Se in uno stato di diritto vengono riconosciute bene, altrimenti pazienza, io sono rispettoso delle sentenze».

Taverna contesta anche la nuova riforma in itinere che rivedrebbe i vitalizi applicando per il calcolo il sistema contributivo: «Io sono stato consigliere dai 40 ai 55 anni e prima ero affiliato in uno studio di consulenza aziendale. Se avessi immaginato quando avevo quarant’anni, dopo 15 anni di consigliere comunale a 5.000 lire a gettone, che mi sarei trovato in questa condizione non l’avrei fatto sicuramente ma avrei curato il mio studio e la mia professione. Io lo studio l’ho chiuso perché non avrei fatto bene entrambe le cose. Ho fatto il consigliere con passione e senza mai fare assenze perché la politica assorbe in pieno. Io penso che al politico debba essere garantita autonomia e indipendenza, poi si può discutere il come ma lo si può fare pro avvenire e non per il passato, altrimenti si finisce per mettere mano anche alle pensioni dei cittadini».

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