Addio a Elio Toaff, storico rabbino capo di Roma

L’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff è morto stasera a Roma. Avrebbe compiuto a fine aprile 100 anni. Lo si apprende in ambienti della comunità ebraica romana. Storico l’incontro di Toaff con Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma.

Elio Toaff era nato a Livorno il 30 aprile del 1915 e fu avviato agli studi rabbinici dal padre Alfredo Toaff, rabbino della città. È considerato in modo unanime una delle massime autorità spirituali e morali ebraiche dell’Italia nel secondo dopoguerra. «Un pensiero carico di gratitudine e affetto per il rabbino Elio Toaff, grandissimo italiano e uomo simbolo della comunità ebraica». Lo scrive su Twitter il premier Matteo Renzi, mentre il sindaco di Roma Ignazio Marino «esprime il mio cordoglio e quello di tutta la città per la scomparsa di Elio Toaff. Un uomo di grande valore che ha dedicato la sua vita alla spiritualità, al dialogo interreligioso, alla memoria e alla conoscenza». E ancora: «Indimenticabile il suo rapporto con Papa Giovanni Paolo II. Nel dopoguerra ha avuto il difficile compito di guidare le comunità ebraiche italiane, restituendo la speranza agli uomini e alle donne che avevano perso tutto e vissuto l’orrore e la barbarie del nazifascismo. Tutti abbiamo inoltre apprezzato la sua straordinaria capacità nel guidare la Comunità ebraica di Roma. Ha dimostrato in più occasioni di amare profondamente la nostra città. Un affetto ricambiato. Nel 2001, infatti, gli fu conferita la cittadinanza onoraria. Mi stringo dunque con affetto ai suoi cari e a tutta la Comunità ebraica. Dedicheremo questi momenti al ricordo di una persona che ha contribuito a rendere migliore la nostra città e il nostro Paese».

Secondo il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti «con la morte di Elio Toaff l’ebraismo italiano perde un protagonista, custode in tutti questi anni della memoria storica del nostro paese. Un grande italiano, che ha avuto un ruolo fondamentale nella ricostruzione della democrazia in Italia. Toaff - aggiunge - ha avuto l’arduo compito di accompagnare le comunità ebraiche italiane fuori dagli anni bui della guerra, riportando speranza nei cuori delle persone, incoraggiando sempre il dialogo anche nei momenti più difficili. I fedeli ricominciarono a frequentare le sinagoghe, le comunità tornarono a mostrare la propria vitalità e le proprie tradizioni. Uno straordinario comunicatore, capace di incontrare un Papa e scrivere una pagina della storia del dialogo tra le religioni. Abile nel tendere la mano alla gente della sua comunità. Non smetteremo mai di ringraziarlo per quello che ha saputo dare a tutti noi, senza mai chiedere nulla in cambio, con umiltà, restando un uomo come tutti gli altri».

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