Elena, dopo la laurea in psichiatria, la scelta: è diventata liutaia

di Daniele Benfanti

Il fascino del legno, la magia della manualità, la passione per la musica. Tre ingredienti che Elena Svaldi, 30 anni, di Trento (di famiglia «pinaitra»), ha amalgamato aggiungendoci tenacia, applicazione e metodo. Un mix che l’ha portata a diventare liutaia. Papà di Baselga di Piné, recentemente scomparso, mamma di San Mauro, Elena ha studiato alle scuole medie musicali Bresadola, suonando il flauto traverso in un’orchestra; poi si è appassionata alla batteria, ha un fratello che ha fatto il conservatorio e si è laureata in Tecniche della Riabilitazione psichiatrica.

«Durante l’anno di Erasmus in Finlandia – racconta – mi sono appassionata alla lavorazione del legno, nel corso di un tirocinio con utenti psichiatrici impegnati nella costruzione di mestoli di legno».

Tornata a casa, Elena ha fatto un corso con il noto scultore cembrano Egidio Petri e ha superato la selezione per entrare nella Civica Scuola di liuteria di Milano, sezione strumenti ad arco. Solo sei i posti disponibili. Compagni che arrivavano anche dal Giappone e dal Sudamerica. Terminati, nell’estate del 2019, i quattro anni di corsi a tempo pieno (in cui ha studiato materie come fisica acustica e organologia, accanto ai laboratori pratici), ha poi vinto una borsa di studio di sei mesi della Fondazione Cologni (una no-profit privata che sostiene giovani impegnati in antichi mestieri artistico-artigianali, come mosaicisti, restauratori, sarti, liutai appunto) per andare a bottega presso un maestro liutaio professionista.

«Ho avuto la fortuna – racconta ancora Elena – di lavorare con il liutaio Marco Coppiardi, di Cremona, con atelier a Milano». E così anche Elena si è trasferita nella città lombarda capitale dei violini, patria di Stradivari, facendo la spola con Milano. In autunno ha ultimato il periodo di borsa di studio: «Vorrei formami ancora un po’ nella zona di Cremona e poi tornare in Trentino per aprire un laboratorio di liuteria a Baselga di Piné, dove ho la casa dei nonni».

In questo periodo Elena sta costruendo un violoncello. Il lavoro del liutaio prevede anche viole e violini. «Per un violino artigianale – spiega – ci vogliono circa due mesi di lavoro. Si lavora su commissione e nel 2020 anche il mercato degli strumenti musicali di alta gamma ha un po’ rallentato a causa della pandemia mondiale. La gioia, la soddisfazione, è vedere che un musicista suona proprio la tua creazione e ne tira fuori suoni straordinari».

L’abete rosso di Paneveggio, l’acero e l’ebano sono le essenze più adatte alle realizzazioni di strumenti ad arco. «Il momento più importante nella produzione di un violino, ad esempio, è la realizzazione del fondo, che avviene dopo la posa delle fasce laterali. Il fondo, la sua bombatura, gli spessori, conferiscono la personalità al violino e ai suoni che ne escono». Estetica ed acustica sono le due direttrici sulle quali si muove un artigiano liutaio. «In famiglia tutti mi hanno sostenuta e tra i miei conoscenti e amici c’è molta curiosità per questo mestiere raro e originale» assicura Elena: «Sono mestieri e competenze a rischio scomparsa. Per fortuna sempre più giovani e molte donne, a differenza di quanto avveniva in passato, vi si dedicano con passione».

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