Dopo due mesi, nessun morto da Covid Ma preoccupa il lieve aumento dei contagiati

La bella notizia, arrivata ieri, è stata che, per la prima volta da quando è iniziata l’epidemia di Covid-19 in Trentino, non si sono registrate vittime. Era il 12 marzo quando nella nostra Provincia è stata registrata il primo decesso da Coronavirus. Da allora è stata un’escalation. Il record si è raggiunto il 17 aprile con 20 decessi, molti dei quali registrati in casa di riposo. Poi c’è stato un lento ma costante calo. Fino allo zero di ieri.

Ma ieri c’è stata anche una brutta notizia: stanno nuovamente aumentando i contagi. Ieri i nuovi positivi erano 20, quindi meno di quelli registrati in precedenza, ma a mettere in guardia è il numero dei nuovi positivi con sintomi emersi negli ultimi 5 giorni. Si tratta di 12 persone. Altri 8 sono i positivi individuati attraverso le screening. Tra i contagiati ci sono anche 2 minorenni che sono curati a domicilio e 8 ospiti delle Rsa, segno che nelle case di riposo la guardia deve essere tenuta ancora alta. A questi numeri vanno aggiunti anche 3 positivi trentini che hanno effettuato il tampone in provincia di Bolzano.

Le persone positive con sintomi recenti erano state 3 giovedì (su 38 positivi totali), 3 venerdì (su 32 positivi totali) e 8 sabato (su 19). Ieri l’ulteriore crescita a 12 su 20 contagiati.  

Che in Trentino non si debba abbassare la guardia lo confermano anche altri numeri.

La nostra Provincia presenta un basso rischio ma con un’incidenza settimanale (55,26 casi per 100mila abitanti) definita intermedia-alta.
Questo dicono i dati relativi alla settimana 4-10 maggio, aggiornati alle ore 10 del 16 maggio. La situazione è «complessa ma controllata», il quadro epidemiologico in evoluzione e «fluido», legato all’esistenza di focolai da monitorare.

Il primo rapporto di Ministero della salute e Istituto superiore di sanità, riuniti nella cabina di regia sul monitoraggio degli effetti delle riaperture, riflette per la nostra provincia un quadro a luci e ombre (Bolzano, invece, ha mantenuto una bassa incidenza settimanale: 6,21 casi per 100mila abitanti). L’Italia in generale è a basso rischio (livello 2), anche se per Lombardia, Umbria e Molise bisogna parlare di rischio moderato (livello 3).

Per il ministro Roberto Speranza «il sistema di monitoraggio che abbiamo attivato è un pezzo fondamentale della strategia della seconda fase. I criteri utilizzati sono uno strumento di monitoraggio serrato che ci consente, territorio per territorio, di capire esattamente quello che sta succedendo».

La “pagella sanitaria Covid” delle Regioni si basa su 21 indicatori: si va dal numero di tamponi effettuati al grado di saturazione delle terapie intensive, dal valore dell’indice di contagiosità al numero di accessi al Pronto soccorso.

Guardando all’andamento della curva epidemica in relazione a questi parametri, il ministero della Salute e le Regioni potranno decidere se procedere a ulteriori allentamenti o se ritornare a misure di lockdown.
Il rischio di trasmissione viene monitorato da una cabina di regia che coinvolge le Regioni e l’Istituto Superiore di Sanità. Il ministero della Salute assicura che questo controllo sarà effettuato «almeno settimanalmente».

I criteri da monitorare nel corso della fase 2 sono la capacità di monitoraggio, la capacità di accertamento diagnostico e gestione dei contatti e la tenuta dei servizi sanitari. Tra gli indicatori che devono essere tenuti sotto controllo ci sono il numero dei casi sintomatici e la percentuale di tamponi positivi. Inoltre, deve essere monitorato anche il numero dei nuovi focolai e quello degli accessi al Pronto Soccorso. Il ministero della Salute spiega che a ogni indicatore è fissato un livello di soglia e uno di allerta. Per quanto riguarda l’indice di contagio, l’allerta scatterà solo quando il numero sarà superiore a 1 (in Trentino nella settimana 4-10 maggio l’indice di contagio è stato di 0,75).

 
I CONTAGI COMUNE PER COMUNE IN ORDINE DECRESCENTE
 
comments powered by Disqus