Pedrotti e i danni del golf alle Viote: è l'ultima zona di praterie

di Franco Gottardi

Il campo da golf alle Viote, una delle proposte avanzate dal consigliere delegato per il Bondone Dario Maestranzi, andrebbe a compromettere anche l’ultima zona della conca, dove resiste l’originale biodiversità e dove convivono decine di specie diverse. L’avvertimento arriva dal trentino Franco Pedrotti, botanico, ex docente all’Università di Camerino e attuale presidente della Società nazionale di scienze della montagna, che negli ultimi venticinque anni a più riprese ha effettuato rilevamenti su quelle praterie.

Professor Pedrotti, i suoi rilievi mostrano un progressivo degrado dell’ambiente e delle praterie delle Viote. È veramente così peggiorata la situazione?
«Io ho calcolato che una vasta zona è compromessa definitivamente. Se lei prende tutta la superficie dei prati, quando ho fatto il primo rilevamento per conto del Centro di ecologia alpina nel 1993-95 la situazione era abbastanza buona. Rispetto ad allora c’è stato un allargamento delle zone che sulle mappe ho segnato in rosso. Direi che sono almeno la metà».

Cosa significa situazione compromessa?
«Significa che sono entrate specie tipo ortiche, trifogli, erba medica. Tutte specie banali, tipiche della Val d’Adige. Quindi dal punto di vista botanico è stata compromessa la precedente unicità e originalità della zona».

Da dove nasce e in cosa consisteva questa unicità?
«Il Bondone è una montagna calcarea ma quando c’era il ghiacciaio, diecimila anni fa, aveva portato dalle terre più a nord un po’ di tutto: porfidi e graniti. Che si sono sparsi sulla conca delle Viote. Quando il ghiacciaio si è ritirato queste sono rimaste e dunque c’è un misto tra le rocce acide e le rocce calcaree locali che sono a reazione basica. In Trentino Alto Adige posti così ce ne sono pochi, mi viene in mente l’Alpe di Siusi. E questo ha portato a una grande biodiversità con 40 o 50 specie ogni cento metri quadrati. Nelle zone alterate invece si è scesi a 7 o 8 specie banali».

Perché è importante la biodiversità?
«È importante preservarla dal punto di vista naturalistico e quelle erbe venivano usate anche per i bagni di fieno. Che adesso non si fanno più ma che a Garniga vorrebbero riattivare».

Ma cosa ha compromesso negli anni questa biodiversità?
«Varie cose. Intanto le stradine che muovendo la terra provocano la diffusione di specie banali. Poi nelle zone scorticate hanno buttato semi per lo sfalcio. Poi quell’enorme parcheggio fatto a ridosso del giardino botanico. Se si va a vedere lì nei dintorni ci sono solo ortiche e dente di cane».

Il progetto di un campo da golf in realtà per come è stato presentato non andrebbe calato in mezzo alla piana ma sarebbe decentrato, nella zona che va dalle caserme alle Tre Cime. È compatibile?
«Per carità! Quella è proprio l’ultima zona dove sono rimaste le praterie buone. Di qua ormai è tutto rovinato».

Dicono anche che non ci sarebbero movimenti di terra ma solo la preparazione dei green attorno alle buche.
«Sì sì. Ma è come aprire tanti rivoli di acqua. Io non ho niente contro il progetto, cosa vuole che le dica. Ma è chiaro che anche solo fare le buche e le stradine di accesso sarebbe uno sconvolgimento completo».

Quindi il suo è un appello a fermarsi?
«Mah, guardi. Io l’anno scorso ho fatto il rilevamento per il Comune di Garniga che vuole riproporre i bagni. Ho fatto un discorso oggettivo, scientifico. Poi le scelte politiche non le faccio io».

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