«Cannabinoidi più facili»

Un comitato chiede di agevolare le prescrizioni

di Lorenzo Basso

A causa di lungaggini burocratiche, limitazioni previste per legge e tendenza dei medici ad escludere farmaci alternativi nella cura del dolore per pregiudizio oppure al fine di evitare possibili controlli da parte delle forze dell'ordine, alcuni trentini scelgono di ricorrere alle prescrizioni di specialisti di altre regioni. 

A dirlo, nell'ambito di un tavolo di confronto tematico coordinato nella mattina di ieri dall'avvocato Fabio Valcanover - all'interno delle iniziative di promozione del disegno di legge d'iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis - sono stati il medico specialista bolzanino Roberto Pittini e il vicepresidente nazionale di Act (Associazione cannabis terapeutica) Stefano Balbo, che hanno parlato di malati costretti ad intraprendere dei veri e propri viaggi di cura verso centri sanitari più liberali, come quelli della Toscana e della Puglia. 

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Secondo quanto riferito dai due esperti, infatti, l'impiego di farmaci a base di cannabinoidi in Trentino sarebbe limitato a pochi casi, in ragione dei criteri troppo stringenti previsti dalla delibera che la giunta provinciale ha approvato lo scorso 31 maggio, e che consente l'impiego solo in situazioni precise (lesioni midollari resistenti a terapie convenzionali o stati di sofferenza dovuti a patologie oncologiche e sclerosi multipla), e della scarsa conoscenza del principio attivo da parte dei professionisti del settore.

«In Trentino - ha specificato Pittini - è molto difficile trovare un medico che prescriva i farmaci a base di cannabinoidi, come testimoniano alcuni pazienti giunti a Bolzano dalla provincia di Trento. Inoltre, in provincia non è previsto, salvo poche eccezioni, il rimborso delle spese sostenute, e la questione non è di poco conto. Come spesso dico ai miei pazienti, una delle controindicazioni principali di questo tipo di medicinale è il prezzo (si va dai 20 ai 40 euro al grammo)».

Sulla base dei dati forniti durante l'incontro dallo stesso specialista, i medicinali a base di cannabinoidi si distinguono in prodotti galenici e industriali. I primi, i più diffusi, constano in bustine di fiori secchi di canapa da ingerire, vaporizzare, oppure da diluire in olio. La seconda variante, invece, è caratterizzata da prodotti di sintesi. Al di là di quanto si crede, è invece esclusa la possibilità di fumare il fiore in una sigaretta, in quanto la combustione eliminerebbe il 50% del principio attivo.

«In merito al diritto fondamentale del paziente di curarsi - ha aggiunto Valcanover - si creano spesso contrasti tra i cittadini e le amministrazione». Il caso trentino ne è l'esempio: «Ci troviamo di fronte ad una situazione inspiegabile, con una legge che impone ai medici la prescrizione di farmaci terapeutici solo in casi eccezionali. La nostra idea, invece, è quella di facilitare l'uso della cannabis a tutte le persone che, a fronte di un impiego terapico certificato, ne fanno richiesta» sistengono i promotori.

A tal proposito, all'articolo 9 del disegno di legge d'iniziativa popolare per cui è in corso la raccolta firme, si propone di estendere l'impiego dei farmaci a base di cannabinoidi.

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