La morte di Held in moto I sinti chiedono la verità

Rabbia e dolore, questi i sentimenti della comunità dei sinti a Trento dopo la tragica morte di Armando Held

Rabbia e dolore, questi i sentimenti della comunità dei sinti a Trento dopo la tragica morte di Armando Held. «Chiediamo giustizia. Non è possibile morire a quel modo per una borsetta. Una vicenda del genere non si può archiviare come un incidente qualsiasi», dice Samuel Gabrieli, cugino di Held.

Il nomade 52enne era morto in città sabato pomeriggio, schiantandosi in moto, nella stradina in località Centa, alla Vela, mentre cercava di sfuggire all'inseguimento di una donna alla quale poco prima aveva sottratto la borsa.

Intanto, dopo i rilievi, i vigili escludono che la moto sia stata speronata dall'auto della signora derubata. L'ipotesi è che Held, inseguito dalla persona derubata, abbia perso il controllo del motociclo mentre percorreva a tutta velocità la stradina, in questi giorni dissestata causa lavori stradali.

Questa ricostruzione, però, non convince affatto parenti e amici di Armando Held. «Noi siamo convinti - sottolinea Samuel Gabrieli - che il povero Armando sia stato speronato da dietro. C'è anche un testimone oculare che su Facebook ha postato un commento in cui descrive come l'auto avrebbe schiacciato contro il cancello il motociclista. Chiediamo quindi che venga fatta piena luce su quanto accaduto».

Ma diversamente da quanto sembrava in un primo momento, non ci sarebbero testimoni oculari, ma soltanto persone che sono accorse subito dopo l'incidente, richiamate dal frastuono dello schianto. Fra queste ci sarebbe dunque anche la persona che aveva postato un commento in Fb.

«Sottolineo che chiediamo giustizia, non soldi. I risarcimenti non ci interessano, ma vogliamo la verità. Il denaro datelo semmai a chi ne ha bisogno, in Africa o ai profugli della Siria», dice Mirco Gabrieli, musicista, vicepresidente dell'associazione Nevo Drom.

Sarà ora la procura, a cui oggi saranno depositati gli atti d'indagine, ad accertare la dinamica dei fatti ed eventuali responsabilità. Chiediamo a Samuel Gabrieli se la rabbia della comunità sinta possa tradursi in desiderio di vendetta. «Lo escludo - replica - noi abbiamo fiducia nella magistratura. Non siamo gente che si fa giustizia da sé».

«ARMANDO ERA PUNTO DI RIFERIMENTO DELLA FAMIGLIA»

Samuel e Mirco Gabrieli vogliono raccontare chi era Armando Held. «I giornali - dice il cugino - hanno parlato solo dei suoi guai giudiziari. Nessuno li vuole nascondere, ma era acqua passata e comunque il suo debito con la giustizia Armando lo aveva saldato da tempo. Ricordiamo però anche la sua umanità e la sua generosità. Lui era un punto di riferimento per tutta la sua numerosa famiglia. Era attaccatissimo alle figlie (3), ai fratelli (3 fratelli e 2 sorelle) e ai suoi nipotini (7). Ma era disponibile con chiunque. Anch'io se avevo un problema, se c'era bisogno di aiuto sapevo che la sua porta era sempre aperta. Questo era Armando Held, un sinto, ma anche un trentino visto che ha vissuto tutto la vita qui. Questo lo dico anche per rispondere a certi messaggi, inaccettabili, apparsi su internet, come chi gioiva per la sua morte scrivendo "bene, uno di meno"».

L'affetto di cui godeva Armando Held all'interno della comunità sinta è testimoniato anche dalle decine e decine di persone che poco dopo la sua morte hanno raggiunto il campo dove viveva, nei pressi dell'area Sativa a lato della tangenziale vicino alla Motorizzazione, per esprimere cordoglio e vicinanza alla famiglia. Anche ieri si è ripetuto un infinito pellegrinaggio di uomini, donne e bambini arrivati non solo dal Trentino.

Anche il funerale, previsto per domani alle 11 presso la chiesa di San Giuseppe, si annuncia molto affollato e in piena tradizione sinti.

«Ci sarà tantissima gente - prevede Samuel Gabrieli, anche 300-400 persone venute da tutta Italia. E poi ci sarà la musica e il lancio di petali di rose». Con l'elicottero? «Penso di sì, ma contrariamente a quanto si crede non è troppo costoso: ce la si può fare anche con 150 euro che raccogliamo grazie al contributo volontario di tutte le famiglie».

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