Salvare l'Osservatorio Balcani Rossi: «Ci aiutino altre Regioni»

di Paolo Ghezzi

Tagliano i fondi all'eccellente Osservatorio dei Balcani? E invece dobbiamo difendere le realtà locali di informazione che hanno lo sguardo aperto, internazionale. Anzi, ne dovrebbero nascere altre. Parola di Alberto Spampinato , già quirinalista dell'Ansa e direttore del progetto Ossigeno per l'informazione, Osservatorio sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate, del sindacato Fnsi e dell'Ordine dei giornalisti.


Venerdì mattina, a Interbrennero, Spampinato ha condotto un corso di aggiornamento sulla diffamazione e sulle minacce legislative alla libertà di informare, per i giornalisti trentini, e ha dato voce a Davide Sighele , redattore dell' Osservatorio Balcani e Caucaso (d'ora in poi, Obc): virtuoso «prodotto informativo» made in Trentino, ma che ora - di fronte al drastico ridimensionamento delle risorse provinciali - rischia di dover licenziare tre redattori su cinque, con il conseguente ridimensionamento dei suoi servizi informativi. Apprezzatissimi, come dimostra la valanga di firme a sostegno dell'Obc raccolte in queste ultime settimane in calce all'appello #saveOBC, pubblicato sull'ottimo sito dell'Osservatorio www.balcanicaucaso.org.


Sighele ha ricordato, a proposito di informazione minacciata, che l'Obc era finito nel mirino di un pesante attacco di hacker informatici, un paio d'anni fa, a causa di articoli sgraditi sulla situazione in Azerbaijan, e che il progetto Safety Net finanziato dall'Unione europea, e gestito in collaborazione con Ossigeno, ha consentito di «catalogare» un centinaio di giornalisti, residenti in vari Paesi, colpiti da minacce: con la prospettiva di costituire un vero e proprio Centro europeo a difesa dei giornalisti. Cose buone e giuste, insomma. E la presidenza della giunta provinciale non le mette in discussione. Ugo Rossi però, proprio perché il progetto è molto più largo del Trentino e molto europeo, osserva che - in epoca di tagli obbligati in tutti i settori - l'Osservatorio non può ricadere interamente, o quasi, sulle spalle del bilancio provinciale, come è stato da quando è stato fondato, nel 2000.
Le cifre, nel dettaglio, sono quelle pubblicate nell'infografico qui sopra: negli ultimi sette anni all'Obc sono andati 3 milioni 277mila euro di risorse pubbliche provinciali, e senza contare il costo di un dipendente distaccato (altri 66mila euro annui).


Un impegno finanziario ingente, sicuramente ben investito, vista l'alta qualità del lavoro dell'Obc, ma è difficile dar torto al presidente Ugo Rossi - che ha ereditato anche questa realtà dalle larghezze economiche dell'epoca di Dellai (in cui si spesavano pure i sogni più arditi, e certe volte troppo arditi, o troppo allargati) - se, in stagione di austerity, cerca sponde per condividere anche con altri territori l'impegno finanziario di questo osservatorio «extraterritoriale», di respiro europeo. «Ho preso il telefono - spiega Rossi - e ho chiamato la governatrice del Friuli Venezia Giulia, regione direttamente confinante con l'area balcanica, Debora Serracchiani. Ma ho chiamato anche il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Entrambi mi hanno assicurato che faranno il possibile per trovare qualche risorsa nei loro bilanci 2016».

Due renziani doc, dunque, chiamati al soccorso di Obc da parte del collega autonomista, che aspetta poi l'esito delle elezioni del Veneto, per sapere se dovrà proporre un analogo «contributo» al leghista Luca Zaia (chissà quanto sensibile alla causa...) o alla dem Alessandra Moretti. «Allargare il raggio dei sostenitori, per un progetto di largo raggio», questa la parola d'ordine della Pat per Obc. Ma intanto c'è il taglio, e si sta cercando di mediare, per salvare più posti di lavoro possibile. Anche ripensando la collocazione logistico-giuridica dell'Obc, attualmente in capo alla Fondazione Campana dei caduti di Rovereto, e in prospettiva destinato ad integrarsi con il Centro di formazione alla solidarietà internazionale all'ex convento di San Marco a Trento. L'assessora alla solidarietà e alla cooperazione internazionale Sara Ferrari fa il punto nell'intervista qui a destra.


Rossi getta il cuore oltre l'ostacolo: «Perché non pensare a un ruolo di Obc per osservare anche altre aree del mondo, come il Nordafrica, cruciale per gli equilibri geopolitici mondiali? Sono passati tanti anni dall'emergenza Balcani e magari le esperienze maturate lì possono essere utili su altri quadranti del mondo».
Con l'Isis che bussa - minaccioso e oscuro - alle porte dell'Europa, il think tank made in Trentino ma East-oriented, potrebbe pensare ancora più largo. Con spalle allargate. Nell'era del crowdfunding - dei progetti cofinanziati dalla base - bisogna provarci.

comments powered by Disqus