Ambiente / Protesta

Ponte Arche, spunta la mega-antenna e piovono le critiche: «Potevano farla nel bosco»

Alto quasi 30 metri, il traliccio svetta al Maso al Pont in bella vista dalle Terme: tutti contrari, ma ormai è tutto fatto, con grande efficienza e velocità esecutiva

di Giuliano Beltrami

PONTE ARCHE. Ecco fatto. L'antenna svetta, ritta e solenne, nel cielo di Ponte Arche. Lo sappiamo, non è il caso di fare dell'ironia: infatti la rabbia monta. «Lavoriamo da anni per "fare un paese" e c'è chi lavora per disfare il paese», commentano i responsabili dell'associazione con la voce che trema per lo sdegno. Motivo di tanta agitazione? Con inaspettata efficienza italica (lo avresti detto?) la ditta incaricata ha montato in men che non si dica l'antenna alta una trentina di metri.

Il timore: ogni forma di dissenso sarà bloccata dal "già fatto". Avete presente la storiella del bue fuggito dalla stalla aperta?

Partiamo dall'inizio. Zefiro.net, una compagnia cui fanno riferimento due gestori della telefonia mobile, Wind e Iliad, ha ottenuto tutte le autorizzazioni per realizzare nei pressi del Maso al Pont un'antenna alta 29 metri, per essere precisi.

Immediata la sollevazione dell'Associazione "Fare un paese", che si sta battendo per la rivitalizzazione di Ponte Arche. Nemmeno le terme di Comano sono entusiaste dell'operazione, anche perché il grand hotel è ad una distanza in linea d'aria di poco più di cento metri. «Senta», si arrabbia Tania Guetti, dinamica operatrice della stazione termale, «noi lavoriamo per tirare su questo paese, che significa tirar su la valle. Le terme investono milioni per riqualificare la loro offerta; si pensa alla tangenziale per scavalcare il paese (altre decine e decine di milioni); lavoriamo per creare il "Paese parco", e poi, in un attimo... Si rovescia tutto».

Viene da obiettare che il danno alla salute non è certo. «Può essere - ribatte l'albergatrice - ma noi chiediamo semplicemente lo spostamento in un luogo più alto, magari in mezzo al bosco, cosicché non sia visibile. Conoscete la sensibilità della gente, e quindi dei turisti, rispetto a questi impianti. Ma abbiamo trovato orecchie sorde e porte chiuse».

Se n’è parlato in Consiglio comunale a Comano Terme, con all'ordine del giorno l'interrogazione della Lega; sabato il presidente dell'Asuc di Stenico Gianfranco Pederzolli, sul cui terreno sorge l'antenna, riceverà i contestatori dell'impianto. Lunedì sera è convocata la popolazione per parlare del problema. Ma sono tutti eventi superati.

«Il sindaco di Comano Terme - racconta ancora Tania Guetti - ha detto che stanno pensando al ricorso al Tar e l'assessore provinciale al turismo Roberto Failoni mi ha detto che abbiamo ragione. Ma con l'antenna montata, a cosa servono questi interventi?».

Viene in mente l'esperienza di Tione. 25 anni or sono fu chiesto al Comune di installare un'antenna più o meno simile. L'Amministrazione di quel tempo (sindaco Vincenzo Zubani) non disse no, ma impose lo spostamento. Da allora l'antenna c'è, accanto alla località Paparèl, mascherata nel bosco: funziona e nessuno sa nemmeno che esista. «È esattamente questo che chiediamo», affermano gli oppositori dell'installazione, che citano i progetti dell'Apt, quelli di Trentino Marketing, le iniziative in favore di una valle turistica per dire che «tutto viene vanificato, così, all'improvviso, da questa antenna». E sul banco degli imputati (virtuali, s'intende) finiscono il presidente dell'Asuc di Stenico Gianfranco Pederzolli, accusato di aver dato i permessi per riscuotere il canone d'affitto senza pensare alle conseguenze, e la sindaca di Stenico Monica Mattevi. Come se ne uscirà?

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