La circolare sui lupi di Salvini? Gli animalisti: «Propaganda elettorale» L'esperto Spagnolli: «Esattamente»

Il ministro dell’ambiente Costa (5 Stelle) presenta il «Piano lupo» nazionale e dice che non vi saranno abbattimento. Il giorno dopo il Ministro degli Interni Salvini (Lega) firma una circolare che autorizza gli abbattimenti. Ma di fatto, niulla cambia: la tutela del lupo è e resta in capo all’Europa, con la direttiva Habitat, che una circolare ministeriale non può modificare. Quindi?

«I lupi non rappresentano alcuna emergenza di ordine pubblico nelle provincie di Trento e Bolzano nè in nessun altro lembo del territorio italiano: numeri alla mano nel 2018 in Trentino Alto Adige sono state registrate 65 predazioni e gli allevatori hanno avuto risarcimenti per 76.500 euro, questo stando ai dati ufficiali di Eurac Research» afferma in una nota Lorenzo Croce, presidente dell’Associazione italiana difesa animali ed ambiente (Aidaa), commentando la circolare del capo di Gabinetto del ministro dell’Interno Matteo Salvini che prevede in alcuni casi («dopo aver esperito tutte le altre azioni indicate nel Piano lupo») l’abbattimento dei lupi.

«Anzi - aggiunge Croce - il lupo in Trentino rappresenta un fattore positivo per l’equilibrio biologico perchè attraverso l’attività predatoria tengono in equilibrio le popolazioni degli altri selvatici, ma questo al ministro non pare importare, come non gli importa di spiegarci su quali basi scientifiche basa la sua circolare».

«Diciamo le cose come stanno: Salvini ha voluto fare un piacere agli allevatori, una squallida vicenda politica e partitica alla vigilia delle elezioni, si è venduto la pelle del lupo per quattro voti. Questa circolare è l’ennesima prova della confusione che regna in un governo che doveva essere del cambiamento ma che fino ad ora ha favorito cacciatori ed allevatore anche con il complice silenzio della componente 5 stelle», conclude Croce.

Del concetto di «campagna elettorale sulla pelle del lupo» ha parlato ieri a «Buongiorno Regione» della Tgr Rai di Bolzanio, il Capo Ripartizione Fauna, Caccia e Persca della Provincia, Luigi Spagnolli, esprimendo dei concetti molto chiari.

«Noi abbiamo nelle Alpi orientali circa una quindicina di branchi. Dire dove sono è difficile, perché ce ne sono in Trentino, in Svizzera, in Germania, quindi ogni momento possono saltar fuori dei lupi che non avevamo contato; direi che il problema però è posto in maniera - come sempre in questi casi - discutibile. Nel senso che i lupi sono una specie protetta e quindi nessuno può pensare di mettersi nella condizione di ragionarci in termini di favorevoli o contrari. Non è un caso che se ne parli adesso, poco prima delle elezioni europee, e non é un caso che la discussione ci fosse poco prima delle provinciali, perché il lupo evoca emozioni e queste emozioni sono abilmente sfruttate da coloro che hanno interessi» ha detto Spagnolli.

L’esperto di Bolzano ha poi spiegato: «Intanto dobbiamo dire che quando rileviamo la presenza dei lupi lo facciamo sempre attraverso le predazioni, ed ogni volta che succede si fa una indagine anche genetica per sapere chi è da dove proviene. Controllare la situazione è importante, perché come tutte le specie selvatiche anche i lupi devono rientrare in un concetto gestionale».

Cosa significa? Per Spagnolli «È un nostro compito gestire, favorendo le specie che sono in misura minore presenti e anche eventualmente intervenendo per limitare quelle più presenti».

È vero che quelli che creano più problemi in realtà sono i lupi singoli e non i branchi? «Questo è un problema di tipo organizzativo dei lupi; I lupi sono organizzati in comunità familiari che si chiamano branchi. Il branco una volta che si stabilisce in un territorio è normalmente indipendente e stabile; fa quello che gli riesce meglio. Se è più facile predare i selvatici preda i selvatici, se gli è più facile predare il bestiame, preda il bestiame. Poi invece i giovani maschi che crescono e si allontanano dal branco alla scoperta del mondo, sono entusiasti come tutti i giovani di tutte le specie - compresi gli uomini - e quindi quando un giovane lupo se n’è andato per gl iaffari suoi a cercare fortuna si trova in mezzo gregge di pecore magari poco abituato ad avere i lupi, si diverte un sacco a sgozzarne anche dieci o venti» spiega Spagnolli.

Per il dirigente bolzanino «I conflitti tra le attività umane ed i selvatici che sono protetti dalla direttiva Habitat europea e delle norme internazionali, non possono non essere affrontati in quell’ambito».

E la circolare Salvini? «Rientro nel discorso di prima: il ministro Salvini e anche ministro Costa in questo momento elettorale devono far vedere ai rispettivi elettorati che si muovono; in realtà non serve molto né l’una né l’altra posizione. Schierarsi pro o contro, come dicevo prima, serve a distogliere dal ragionare seriamente: in Italia abiamo una popolazione di lupi ufficiale di 2500 esemplari, e ne vengono ammazzati centinaia ogni anno in maniera illegale. Siamo il paese europeo dove ne vengono uccisi di più e non ci si preoccupa minimamente».

E gli abbattimenti, servono o no? «Ci sono situazioni su cui intervenire è necessario. Noi siamo abituati come esseri umani a ragionare sugli animali intesi come singoli individui come se fossero domestici e realtà il selvatico è tutelato come specie. Se in natura un lupo si becca una zoccolata da un cervo nel tentativo di sbranarlo, non è che poi va all’ospedale a farsi curare, ma muore. Quindi se ci sono gruppi che creano dei problemi non si vede perché non si possa intervenire, tenuto conto del fatto che si deve sapere che la specie è presente in uno stato di conservazione soddisfacente. Ma qui si entra in un tema che è di tipo emotivo e allora saltano su tutti a parlarne» conclude Spagnolli.

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