Sul Comedon la targa dell'amicizia

di Manuela Crepaz

Un confine che non ha mai diviso, ma anzi, è sempre stato punto di scambio e di incontro, questo è stato nei secoli il Passo del Comedon, 2130 metri nel gruppo del Cimonega, tra la Valle del Mis, e il Feltrino. E in una bella domenica di fine settembre, su quel crinale dove corrono i confini tra i comuni di Sagron Mis, Gosaldo e Cesiomaggiore, diversi escursionisti si sono trovati per l’inaugurazione di una targa a memoria di quel valico testimone di un comune destino di pascoli d’alta quota, di caccia, di contrabbando e di migrazioni, in un simbolico abbraccio fra gli abitanti delle rispettive vallate.

Il passo del Comedon chiude il passaggio verso la pianura, ma assieme alla Forzela dell’Om, ha da sempre offerto l’opportunità per scambi e spostamenti fra due luoghi amministrativamente separati da un antico confine: da una parte la Repubblica di Venezia e dall’altra il Tirolo. Non era certo la via di collegamento che le popolazioni avrebbero auspicato. La salita ad entrambi i valichi era, e rimane tutt’ora, impegnativa sia dalla val Canzói, nel versante bellunese, che da Sagron, nel versante trentino, tuttavia era la direttrice più veloce tra i due luoghi. È una linea tortuosa che attraversa ambienti d’incanto come l’altopiano di Erèra-Brendòl e il Pian de la Regina, per le genti d’un tempo terra da superare velocemente per raggiungere i parenti, il mercato, la ferrovia.

Le ragioni di questo incontro sono da ricercare nelle storie comuni di vita delle rispettive popolazioni: piccole storie di pascoli per l’alpeggio, di scambi commerciali, di manovre d’aggiramento di dazi doganali, di battute di caccia a fil di confine, d’opportunità d’ogni genere che sempre si coglievano.

Ma ci sono anche storie più profonde e radicali, di chi a Sagron vendette tutto per rifarsi una vita oltre le cime del Cimónega, dove la terra sembrava più benevola e promettente. Le tracce di queste vicende umane si ritrovano nei cognomi di alcune famiglie che vivono in diverse frazioni del Feltrino: i Broch, i Salvadori, i Renon, i Marcon, i Maschio, i Ropele, che il sentire popolare identifica ancora oggi, dopo alcune generazioni, come «quei de lassù».

I monti del Cimonèga erano anche il regno di Mariano Bernardin detto «el Gabian», nato a Sagron nel 1826. La memoria del paese ne racconta le imprese di astuto contrabbandiere e di ardito bracconiere, poco incline al rispetto della legalità in tutte le sue forme. In cima al Piz di Sagrón, una targa in bronzo cita il suo nome come primo salitore assieme a Cesare Tomè e Tommaso Da Col nel 1877. Sul passo del Comedón, ci si è ritrovati anche nel ricordo della vita e della storia alpinistica di Mariano Bernardin, morto esattamente 120 anni fa scivolando su una lastra di ghiaccio mentre inseguiva, manco a dirlo, un camoscio.

L’incontro, organizzato da Teddy Soppelsa con la partecipazione del Cai-Sat Primiero, il Cai Feltre, il Laboratorio Sagron Mis con Maurizio Salvadori, il Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, il Gruppo escursionisti Cesio, il Centro studi della montagna Sospirolese, l’associazione Gente di montagna (BG) e la Cooperativa agricola La Fiorita con il patrocinio della Comunità di Primiero e l’Unione Montana Feltrina, è il seguito di altri tre eventi analoghi che si sono svolti sull’antico confine fra la Repubblica di Venezia e il Tirolo: nel 2007 e 2009 tra gli abitanti del Feltrino e quelli di Primiero sul passo Finestra (a 1766 metri di quota fra la val Canzói e la val Noana), nel 2012 tra gli abitanti di Sagron Mis e quelli del Feltrino sulla Forzèla dell’Om (valico a 1945 metri dal quale si accede ai pascoli di Erèra-Brendòl).

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