Lupi, Trento boccia Roma «Colpire i branchi pericolosi»

di Angelo Conte

La Provincia di Trento boccia il piano nazionale per la gestione dei lupi che di fatto blocca la possibilità di uccidere o mettere in cattività gli animali pericolosi per il bestiame e gli allevamenti in generale. E chiede, per bocca dell’assessore all’agricoltura, Michele Dallapiccola, di ripensare le procedure e di permettere di intervenire su quei «branchi che in maniera seriale attacchino una malga o una mandria».

La Provincia chiede dunque di poter derogare subito alla direttiva sulla gestione del lupo e di mettere in campo norme che permettano di intervenire in maniera rapida. Una visione che il governo nazionale non condivide per nulla. Tanto che l’ultima versione del piano proposta l’altroieri agli assessori all’agricoltura regionali prevede di fatto di poter arrivare a prelievi solo per casi particolari e per un massimo del 5% degli esemplari presenti sul territorio. In termini di tempistica, poi, secondo il ministero, occorre attendere almeno due anni dall’approvazione della deroga alla normativa oggi in vigore rispetto alla gestione dei lupi in Italia.

Una proposta che alcune Regioni hanno trovato non accettabile. E infatti Trentino e Alto Adige, insieme a Toscana e Veneto, hanno espresso, giovedì a Roma, nel corso di una riunione della commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, la propria contrarietà alla proposta del ministro all’ambiente Gian Luca Galletti in materia di gestione del Lupo sul territorio nazionale.

Nella proposta è prevista la possibilità di prelievi limitati a casi particolari e comunque non superiori al 5% del totale, da applicarsi con una deroga al regime di protezione della specie non prima di due anni dalla sua approvazione.

Già lo scorso settembre, la Provincia, attraverso una nota inviata al ministero dall’assessore Dallapiccola, aveva evidenziato come in Trentino e nelle aree confinanti, nell’ultimo biennio si fosse assistito ad un considerevole aumento del numero di branchi e di coppie, chiedendo quindi più flessibilità nell’applicare il regime di tutela del lupo e un’analisi maggiormente precisa della presenza dell’animale, basata sui dati più recenti.

«Le proposte per la gestione del lupo del ministro galletti sono da considerarsi assolutamente insufficienti - dice Dallapiccola - Deroga di due anni, metodi sbagliati e tutte le regioni che invocano meccanismi di gestione diversi ci hanno obbligato a rispondere che questi due anni sono investiti sicuramente in maniera migliore anziché ad aspettare l’applicazione di una legge inutile a elaborare una proposta molto più confacente alla presenza del lupo nel nostro territorio».

E i danni del lupo ormai, sottolinea ancora Dallapiccola, «hanno raggiunto quelli arrecati dall’orso. Un elemento preoccupante se si considera che la presenza del lupo data solo qualche anno e che in questo periodo c’è stato uno sviluppo della specie continuo sul territorio. Il nodo è che ci sono attacchi alle mandrie e al bestiame e noi chiediamo che si possa intervenire su quei branchi e su quei lupi che in maniera seriale attaccano una malga o una mandria».

Nel corso del 2016, secondo il rapporto sui grandi carnivori presentato dalla Provincia, i danni del lupo erano arrivati a quota 35.000 euro. In totale, l’anno scorso sono state inoltrate al Servizio Foreste e fauna 32 denunce di presunti danni da lupo. Sono pervenute 30 richieste di indennizzo, tutte accolte. Sono stati complessivamente liquidati 34.567,93 euro per danni a patrimoni zootecnici bovini (18.180,85 euro) e ovicaprini (16.387,08 euro). Si tratta del terzo anno consecutivo in cui si assiste ad un aumento del numero di danni da lupo.

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