Auto e moto «battono» bus e pedoni A Trento è in calo il trasporto pubblico

A Trento è in calo il trasporto pubblico

di Domenico Sartori

Tecnicamente viene chiamato «split modale»: significa la ripartizione della mobilità sostenibile, stima puntuale di come ci sposta in una determinata zona, regione o città. Una suddivisione dove, da una parte, pesano positivamente le quote di mobilità sostenibile (a piedi, in bici, con i mezzi di trasporto pubblico), e dall'altra, in negativo, le quote di chi si sposta in automobile o in motocicletta.

L'analisi per la città di Trento indica che il 52,17% degli spostamenti viene fatto ricorrendo al mezzo privato. È il dato medio che, scomposto, mostra come le donne (con il 46,20% ) siano più virtuose e «sostenibili» degli uomini: il 57,61% usa l'auto privata direttamente o sfruttando un passaggio, o la motocicletta. L'utilizzo dell'autobus si ferma al 17,46%, battuto da chi si sposta a piedi ( 18,82% ).

È a partire da questi dati, forniti dal Servizio trasporti pubblici della Provincia, che va interpretata la flessione del numero dei passeggeri del servizio urbano registrata a bilancio, nel 2015, da Trentino Trasporti Esercizio.

Il dirigente del Servizio provinciale, Roberto Andreatta, anticipa per altro che entro l'anno sarà compiuta una nuova analisi di "split modale".

«A quel punto» dice «sarà più chiaro se e in che misura i cittadini stiano prediligendo forme di mobilità non motorizzata in "danno" del bus».
Dottor Andreatta, come vanno letti i dati del calo dei passeggeri sugli autobus?
«Il Mitt, che registra gli utenti in salita sui bus, conferma il trend indicato da Trentino Trasporti Esercizio, che simula il numero di passeggeri sulla scorta del dato di incasso, attribuendo all'abbonamento un numero statistico di viaggi».
Il calo è quindi confermato?
«Sì. Le obliterazioni e validazioni indicano una traiettoria discendente tra il medesimo giorno assunto a campione (la giornata tipo è in gennaio) del 2016 rispetto al 2015».
Quali sono le cifre?
«In ambito urbano, la diminuzione degli spostamenti giornalieri è del 12,5% : dai 40.935 del 2015 ai 35.834 del 2016. In termini assoluti, la riduzione più consistente è per l'urbano di Trento, da 36.059 a 31.824 spostamenti, un meno 11,7% . Invece, in termini percentuali, la riduzione più sensibile è nell'area di Rovereto, del 32,8% (da 3.905 a 2.940 spostamenti in autobus».
E negli altri centri?
«A Riva del Garda la diminuzione è del 9,3% , da 848 a 769 ; solo a Pergine si registra un incremento del 9,9% , da 202 a 222».
L'aumento dell'utilizzo del bike sharing ha inciso?
«No. A Trento, i prelievi annui del bike sharing sono circa 40.500 , 110 al giorno: dato, per ora, irrilevante rispetto ai 31.800 spostamenti con i bus. Il bike sharing diventerà importante quando sarà potenziato. A Brescia, ad esempio, c'è una soglia di 2.500 prelievi al giorno».
L'«evasione» spiega il calo?
«Non va escluso che "manchino" all'appello i numeri degli utenti irregolari. È la ragione per cui si valutano scenari praticati altrove, come la bigliettazione a bordo, remunerata per gli agenti di guida. A Perugia, che ha 166 mila abitanti, le nuove misure (salita dalla porta anteriore e biglietti venduti anche dall'autista, a 2 euro anziché a 1,50) hanno quasi dimezzato l'evasione in un anno e aumentato i passeggeri paganti del 10,5% .
Quali altre ragioni spiegano il calo dei passeggeri sui bus urbani?
«Non è da escluedere che, insieme alla diminuzione dei costi del carburante, concorra la maggiore propensione dei cittadini all'utilizzo della bicicletta personale. I dati del censimento 2011 indicano soglie di utilizzo della bici pari al 6%, ma la rilevazione empirica mostra un incremento dell'uso, testimoniato dall'incremento delle vendite di biciclette, che negli ultimi due anni hanno superato quelle delle automobili».

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