I cinghiali foraggiati troppo e poi cacciati Degasperi (M5S): così non si risolve nulla

Il consigliere provinciale del movimento Cinque stelle, Filippo Degasperi, interroga il presidente della giunta, Ugo Rossi, mettendo pesantemente sotto accusa le norme e la conseguente attività per affrontare la presenza cinghiali in Trentino.

Degasperi produce la documentazione scientifica fornita dall’Ispra, contentente un parere (qui allegato) a supporto della limitazione del foraggiamento dei cinghiali. Le norme trentine, al contrario, sottolinea il consigliere, «non impongono limiti quantitativi nella fornitura giornaliera di foraggio il quale, anche se utilizzato per gli scopi previsti dalla delibera del Comitato faunistico Trentino, cioè limitare l’incremento della specie cinghiale sul territorio Trentino, lascia alla discrezione dei cosiddetti “controllori” abilitati o del personale di vigilanza venatoria adibito al controllo, la quantità di foraggio da somministrare nei punti di
foraggiamento».

Il consigliere ricorda poi, di aver «già presentato numerose interrogazioni, corredate da numerose fotografie, che documentano come in Provincia di Trento il controllo del cinghiale e, in particolare, l’attività di foraggiamento sia praticamente priva di qualsiasi forma di controllo.
Il parere di Ispra induce a ritenere che riducendo in maniera drastica e regolamentandola in modo precisa l’attività di foraggiamento per l’adescamento dei cinghiali ai fini del controllo, si otterrebbero quei benefici ai fini della prevenzione di danni alle colture e ai pascoli che, anche confermato dai fatti di cronaca, a oggi non si registrano».

In altre parole, Degasperi sembra chiedersi se la «gestione» dei cinghiali sia realmente orientata al loro contenimento con conseguente riduzione dei danni all’agricoltura o se piuttosto questi animali non vengano alimentati con regolarità, senza modificarne il ciclo riproduttivo,  per poi essere cacciati.

Il testo dell’interrogazione si chiude con quattro domande rivolte al presidente, Ugo Rossi:

«1) se si sia conoscenza del fatto che il foraggiamento della specie cinghiale in forme diverse da quelle previste per il controllo della specie, è considerato reato;

2) se si sia a conoscenza del parere di Ispra sopra citato, relativamente ai rischi connessi di aumento numerico della specie cinghiale anche a seguito della somministrazione di foraggio per l’attività di controllo;

3) se si intenda intervenire presso il Comitato sollecitandolo a riesaminare e allineare la vigente disciplina al parere Ispra, con indicazione di limiti quantitativi e numerici rispetto alla superficie interessata di fornitura di foraggio ai fini del controllo e di installazione di punti di controllo e foraggiamento;

4) se si sia al corrente del fatto che attualmente, sul territorio interessato dall’attività di controllo, i punti di foraggiamento non garantiscono la “selettività” della specie obbiettivo».

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