Avvicinare bimbi e ragazzi alla montagna: Sat a scuola

di Marica Viganò

L'educazione alla montagna entra ufficialmente nelle aule, grazie al protocollo fra Sat e Provincia autonoma di Trento per i rapporti con la scuola, che riconosce la Società degli alpinisti tridentini come soggetto formatore.
I temi che verranno trattati dagli esperti andranno oltre il mero (ma imprescindibile) rispetto della natura, perché la montagna, come evidenzia il presidente della Sat Claudio Bassetti , offre molti spunti di analisi. «C'è una lettura complessiva della montagna, c'è il lavoro dell'uomo, c'è tutto quello che la montagna ci mostra, che ci nasconde e va svelato».

Il discorso del presidente Bassetti in occasione del 121° congresso generale della Sat, a Fondo, si è incentrato sull'analisi del mondo giovanile e sulla formazione. «È il punto finale di un percorso, in cui si è cercato di capire quale sia l'approccio dei ragazzi alla montagna, lontano da quello dei giovani di 30 o 50 anni fa. Gli sguardi sono molto diversi. Una volta ci si avvicinava attraverso i genitori, i parenti, i gruppi parrocchiali, i gruppi della Sat.

L'approccio era graduale, poi il giovane diventava autonomo.

Adesso stiamo ragionando sul fatto che mancano spesso i passaggi iniziali da parte della famiglie o dei gruppi parrocchiali. Siamo in una "società liquida", in cui le reti e le relazioni tendono a sfaldarsi. Le comunicazioni avvengono attraverso il web e canali in cui la montagna viene spesso presentata come scenario di prestazioni anche estreme. Noi troviamo lungo i sentieri molti giovani, come è avvenuto la scorsa estate, ma ci interroghiamo se tutti siano adeguatamente formati a leggere i rischi della montagna, che non è solo fascino e bellezza o scenario di prestazioni, ma è anche un ambiente che va preso con tutte le cautele possibili».

Da un piano più individuale di analisi (che riguarda conoscenza e prevenzione) si passa a quello collettivo.

«C'è l'aspetto della socialità, del costruire insieme qualcosa e del mettersi a disposizione: significa che, se sei cresciuto all'interno di un gruppo, quando diventi più grande metti a disposizione la tua conoscenza. Si creano così delle staffette. Costruire comunità vuol dire dare continuità a quello che stiamo facendo».

La montagna come educazione e come formazione è uno dei punti imprescindibili della cultura e della tradizione satina. Ed anche su questo argomento non si potrà non confrontarsi al congresso, ora che ufficialmente la Sat entra nel mondo della scuola.

«Si tratta del primo protocollo siglato con la Provincia che ci coinvolge nell'aspetto della formazione. È il riconoscimento che la Sat è un soggetto formatore, che può portare cultura della montagna dentro la scuola», spiega Bassetti evidenziando con entusiasmo l'ottima collaborazione con l'istituto comprensivo di Fondo per la ricerca sui giovani e la montagna.
Giovedì sera, nell'ambito degli appuntamenti in preparazione al congresso, nove giovani che in montagna vivono e lavorano sono stati invitati a raccontare la loro esperienza in un incontro pubblico, a Fondo. «La montagna offre parecchi elementi di analisi - aggiunge Bassetti - Ed essendo il Trentino montagna non possiamo ignorarla: la utilizziamo per fare formazione e per far sì che tutti conoscano dove vivono».

La Sat nelle scuole, per portare a bambini e ragazzi, assieme ai loro insegnanti, i valori della montagna è stato anche il messaggio lanciato al congresso Sat di Fondo dal governatore trentino Ugo Rossi, nel siglare il protocollo di intesa.

«Un grazie di cuore alla Sat per il suo servizio alla comunità trentina, all’ambiente, e anche al turismo, a chi viene a visitarci e deve poter apprezzare non solo le nostre bellezze naturali ma anche l’anima di questo territorio - ha detto Rossi - . Accogliamo con grande favore le vostre proposte, in particolare per quanto riguarda la scuola».

«Dobbiamo fare capire a tutti - ha proseguito - che l’autonomia è un valore per il nostro Paese e che essa rappresenta anche un efficace antidoto allo spopolamento della montagna. Però attenzione: ci sono regioni che non hanno un’autonomia speciale e che hanno fatto ugualmente buone politiche  in quest’ambito. Quindi non basta la difesa istituzionale e giuridica dell’autonomia.
Dobbiamo mettere l’autonomia in relazione con altre realtà e soprattutto dobbiamo riempirla di un’anima, arricchirla continuamente di contenuti. Il protocollo di oggi è un impegno anche in questa direzione».

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