Le tante lodi a Draghi e quelle critiche a Conte

Un ardito confronto fra il pregiudizio nei confronti di Liliana Segre, vittima della Shoah, e quello sul Presidente Draghi vittima del dissenso politico, anima di ogni democrazia.

Gentile direttore, letto il domenicale mi sovvengono alcune riflessioni che attengono, in parte, al Suo ardito confronto fra il pregiudizio nei confronti di Liliana Segre, vittima della Shoah, e quello sul Presidente Draghi vittima del dissenso politico, anima di ogni democrazia.

L'altro pregiudizio attiene alle sue posizioni nei confronti di due Presidenti.

L'intervento di Draghi al Senato, da quello che intendo, ha un "di più" di quelli enunciati da Conte e naturalmente più "giusto". I temi trattati; dal covid ai giovani (mantra di tutti, dimenticati da tutti il giorno dopo), dall'economia al debito buono, dall'ambiente alla scuola (da insegnante spero che lo "imparino" domani), dalla giustizia più giusta (!) alla corruzione. E poi quella commozione, in lui veramente vera e sentita, per tutto il popolo italiano. E chi dissente e magari alza il ditino a dire che sono gli stessi temi trattati nei due discorsi di Conte nel suo insediamento, viene tacciato di pregiudizio ed essere contro l'unità nazionale.

Poi il passaggio di Draghi a ribadire che il suo sarà un governo nel solco della continuità con in governo Conte. Ma quello non si può dire.Ma il pre-giudizio dovrebbe, per un organo di informazione libera e imparziale, valere sempre. Allora mi vengono alla mente tutti i Suoi editoriali, nei tre anni, non contro il governo ma contro il Presidente Conte al quale ha sempre riservato soltanto critiche, spesso alla sua persona (ma era in buona compagnia con i giornali della destra e quelli di casa Agnelli).

Non voglio entrare nel merito della contesa politica, del percorso travagliato a tenere insieme un marasma di partiti, ma soltanto il pensiero che fossimo nelle mani di un galantuomo, di una persona onesta, di una persona che ha portato con fatica e senso dello Stato ad attraversare gli anni più bui della nostra Repubblica, stimato in Europa e dalla maggioranza del popolo italiano. Ma non, evidentemente, dai renziani, da Lei sempre lodati, e dai poteri forti.

Per la libera informazione, quindi, credo valga l'assunto che lodi e critiche debbano essere distribuite in egual misura o almeno nella misura più equa possibile, senza per forza entrare nella schiera dei turiferari o dei caudinisti. Concludo con un passaggio della lettera di don Milani a Pipetta, di tempi andati, ma se riletta oggi serve sempre a ricordarci il grande valore della coerenza e del pluralismo: «... è solo il caso che ha sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni».

Cordialmente, Giorgio Giuliani - Romeno


 Spazio a tutti, senza appiattirci su qualcuno

La libertà di pensiero non prevede, a onor del vero, che si vada tutti d'accordo o che tutti la pensino allo stesso modo. Ho lodato in alcune occasioni il presidente Conte, contestandone invece spesso il metodo (non si dice ad esempio agli italiani a mezzanotte cosa devono fare il giorno dopo alle 8) e criticandolo - trattamento che ho riservato a tutti i presidenti del consiglio in situazioni analoghe - per un certo immobilismo. Ho poi sempre riconosciuto quanto fosse difficile governare in questa situazione.

Del galantuomo e della persona onesta ho sinceramente poco da dire: sarò all'antica, ma li considero prerequisiti e non giudico certo i capi del governo per la loro eleganza. Ho scritto molti articoli critici su Renzi, pur scrivendo che per ben due volte ha rivoltato la situazione come un calzino, cosa che ovviamente può non piacere, ma che testimonia la sua abilità (ma chiamiamola pure spregiudicatezza) politica. Non so invece cosa siano i poteri forti e sorrido di fronte a questo richiamo.

Se Draghi è forte, per intenderci, lo diranno i fatti. E non il suo presunto legame con il mondo delle banche o di una certa economia. Adoro infine don Milani, ma la frase che lei cita si può applicare ad ogni contesto.

C'è persino chi per riabilitare certi periodi storici nefasti si concentra sulle pochissime ragioni e non sugli sconfinati torti.

In quanto al paragone che lei ritiene ardito, io rispetto ovviamente il suo parere, ma il mio editoriale si chiudeva spiegando con chiarezza cosa accomunasse tre storie così diverse: il pregiudizio, appunto.

E, mi creda, il pregiudizio proprio non mi appartiene. Anzi: lo rifuggo. Io e i miei colleghi non temiamo di elogiare chi va elogiato e continueremo a criticare (e a controllare) chi, in determinate situazioni, va criticato e controllato.

Sul pluralismo accetto sfide: diamo spazio a tutti, senza appiattirci ovviamente sull'opinione di qualcuno.

Sia però chiaro: pluralismo non vuol dire dare a tutti e a tutto lo stesso peso. C'è infatti chi un peso non lo ha proprio. Apprezzo infine che ricordi tutti i miei editoriali di questi tre anni, ma dirigo l'Adige da meno di due anni.

lettere@ladige.it

comments powered by Disqus