La generosità non va sbandierata

Caro direttore, due episodi avvenuti nel recente periodo natalizio, sulla beneficenza "esposta" di certi personaggi famosi, mi hanno fatto fare un ragionamento più largo sul tema e mi faccio una domanda che forse molti non si pongono. Diciamo allora che aborro chi pubblicizza in modo arrogante e sconveniente la beneficenza che compie, un atto altamente meritorio, altruista, caritatevole e gratuito, ma rovinato quando viene fatto solo per ritagliarsi una bella immagine, ed avere in cambio riconoscenza, visibilità o, peggio, dei vantaggi.

Ormai in diverse occasioni, sfruttate a dovere, assistiamo a personaggi, famosi e benestanti, che fanno a gara per mettere in mostra la loro "generosità" (pro domo della loro coscienza) riportata sempre dai media. Il caso recente di Fedez che consegna cinque buste di denaro, a persone che comunque ne avevano bisogno, ma obbligatoriamente ripreso dalle telecamere e per giunta a bordo della sua stonata Lamborghini, è esemplare, anche se ha dato la magra giustificazione che doveva rendere conto (a chi?) di quel gesto.

Si deve rendere conto a qualcuno quando si fa della carità? Secondo episodio quello di Salvini che pur di non rispettare all'epoca il lockdown è andato in strada a consegnare pacchi natalizi ai senzatetto, molto contestato peraltro da chi aveva quell'incarico, portandosi dietro rigorosamente un fotografo per immortalare il "bel" gesto, il tutto per uno stomachevole ed esclusivo interesse politico. Sempre buoni propositi di pace, carità e bontà, in esclusivo ambito natalizio, sentimenti dimenticati poi dal 2 gennaio, con il ritorno del puro egoismo e tornaconto personale. Industriali, politici, manager e altri Vip che si ricordano, guarda caso quasi sempre in certi momenti da "libro Cuore", dei poveri e dei dimenticati (salvo poi lasciare i migranti oltre i confini al freddo e la neve), regolarmente scordati nel resto dell'anno, donando ovviamente il superfluo ma con l'attesa di un ritorno di una buona immagine.

Nell'alta società vige quasi l'obbligo di organizzare, in varie occasioni benefiche, dei mega e lussuosi ricevimenti con tutti i vip benestanti, che con la scusa di donare si divertono tra lussi e sfarzi, dovendo mostrarsi obbligatoriamente in quell'ambiente esclusivo (pena la perdita della loro visibilità) e facendo a gara a chi dona di più. La beneficenza non è un obbligo, la si dovrebbe fare in silenzio, ma anche senza l'obbligo di mostrarsi e divertirsi nello sfarzo. Questa, mi spiace, non è per me "autentica" carità (anche se buona per chi la riceve) e non può mettere a tacere le coscienze dei vari personaggi che mettono a disposizione senz'altro delle ingenti somme, che forse per i loro portafogli incidono quanto un nostro caffè, potendole anche detrarre dalle tasse.

Ricordiamoci anche delle Fondazioni miliardarie dei paperoni mondiali, che raccolgono guadagni spropositati e donazioni che usano sì anche per fare beneficenza (e ben venga per chi ne ha assoluto bisogno) ma che arricchiscono sempre più in primo luogo proprio loro, con l'applicazione di tasse ridicole nei vari paradisi fiscali. È pura filantropia questa? Di sicuro e per fortuna, ci sono dei grandi donatori e autori di gesti di puro altruismo in assoluta incognita e riservatezza, e proprio per questo noi non li conosciamo, ma qualcuno di molto superiore a noi comuni mortali, sì. Non voglio naturalmente giudicare, lo ha detto persino il papa, "chi sono io per giudicare", e comunque sono felice per tutti quei poveri che beneficiano di quelle offerte (se veramente quel denaro arriva "tutto" a loro) ma non solo evangelicamente, sentimento ormai quasi scomparso e di sapore antico, ma anche per eleganza e dignità, la carità dovrebbe essere sempre un gesto che, appunto, la mano destra non deve sapere.

Alberto Penazzi


Bravi a prescindere dalle ragioni

Confesso che non ho un'idea così netta, su questo argomento. Cerco di spiegarmi: al di là dei lati "estetici" (la Lamborghini che, come dicono a Roma, non si può proprio vedere; la politica che cavalca le situazioni, i paperoni che si sentono buoni un giorno all'anno), vanno sempre ricordate due cose. La prima è che la generosità, come ognuno di noi ben sa se si sforza di osservarsi in fondo al cuore, non è né obbligatoria né scontata (nemmeno per le fondazioni).

Dunque tanto di cappello a chi fa beneficenza, a prescindere dalle ragioni che lo spingono a farla. La seconda: esiste anche la sana emulazione e a volte questi personaggi famosi, anche se ad alcuni di noi non sembrano esattamente degli esempi virtuosi, trascinano un pezzo di popolo: Fedez e la Ferragni l'hanno ad esempio ben dimostrato in occasione del loro impegno per raccogliere fondi per una struttura sanitaria all'inizio dell'emergenza covid.

Anch'io, tendenzialmente, penso che la generosità non vada sbandierata o, peggio, ostentata. Ma se diventa meravigliosamente contagiosa, non posso non notarlo: devo anzi registrarlo, sottolineando la potenza anche positiva dei vituperati social (come noto c'è chi li cavalca, ma anche chi li frequenta). La carità è autentica solo quando è anonima? E questo vale anche in un'epoca nella quale l'anonimato di fatto non esiste quasi più?

lettere@ladige.it

comments powered by Disqus