Il solito Gianburrasca e il lavoro di Draghi

Caro Alberto, a quanto pare siamo "alla resa dei Conti", perifrasi pluralizzata allusiva all'ex presidente e al suo successore in pectore, data la sua dimestichezza con la matematica. Confesso d'aver provato stima ed ammirazione per il professor Conte, neofita che s'è dedicato al suo lavoro con impetuoso coraggio, malgrado l'ostinata presenza del coronavirus, imperante e uno stuolo di "collaboratori" inclini al vezzo di remare contro. Ma è anche incappato nell'irruenza del "tosco" Gianburrasca, avvezzo ad abbandonare la nave, in alto mare, con la promessa (non mantenuta) di non reimbarcarsi mai più nell'agone politica, cosa che ha, invece, rifatto con l'impeto del guastafeste che lo caratterizza, sparigliando le carte con sadico piacere. È sorprendente che un simile capriccioso giocherellone trovi proseliti votati al sacrificio in un poco allettante 2 o 3% quale è la minuscola Italia Viva. Ora è augurabile che l'aria sia radicalmente rinnovata con l'arrivo del "pezzo da novante" che tutta l'Ue ci invidia, contro cui si spunteranno le frecce di partiti, partitini e movimenti vari. Buon lavoro professor Draghi, non si curi di loro e vada dritto, ignori gli inviti a destra e a sinistra che comporterebbero uno sbandamento.

Giovanni Meli


 

Abbiamo tutti bisogno di ripartire.

Draghi ha le carte in regola per farcela e i partiti - per una volta consapevoli della situazione e non presi dal proprio egocentrismo (talvolta distruttivo) - stanno cambiando atteggiamento. I voti (fra due anni?), non solo in senso metaforico evidentemente, li daranno poi gli elettori. E la situazione, in Italia, in due anni può cambiare altre sei volte.

Vale per Draghi, che potrebbe fare solo il servitore dello Stato, come ha sempre fatto con grandi capacità o che potrebbe fondare un partito, come hanno invece fatto fin troppi suoi predecessori (lo so, sembra assurdo, ma da Dini a Monti ne abbiamo viste di tutti i colori) e vale ovviamente per Renzi-Gian Burrasca, che nei suoi continui giochi politici (giochi che spesso gli riescono, così come ad un funambolo riescono certe "attraversate") si dimentica che ci sono anche gli elettori.

Del resto, gli elettori potrebbero dimenticarsi di lui. L'Italia e l'Europa, in un momento drammatico come questo, hanno bisogno di Draghi. A patto che lo si lasci lavorare e che la politica non si chiami fuori (anche dai ruoli di governo). In quanto a Conte va detto che ha fatto il possibile, incagliandosi in una pandemia dalla quale in pochi sarebbero riusciti ad uscire. Giovedì ha fatto ancor di più: invitando tutti, a cominciare dal Movimento 5 stelle che l'ha lanciato, a sostenere Draghi.

A prescindere da ciò che gli è stato promesso, è un gesto di valore che gli va riconosciuito. Il professor Draghi ora deve però occuparsi prima di tutto della luce (che c'è in fondo al tunnel), perché abbiamo tutti bisogno di ripartire.

lettere@ladige.it

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