Una volta le cose funzionavano bene

Sono Elio Pontalti, classe 1931, ex postino di Povo in pensione, professione esercitata da mio padre dal 1901 al 1950 e dal sottoscritto dal 1950 al 1990.
Questo impiego mi ha portato a conoscere e vedere i tanti cambiamenti che ci sono stati ed ora mi sento di fare delle considerazioni.

Fino agli anni ottanta tutto andava bene: dalla locale Cassa rurale all’ufficio circoscrizionale, dall’ambulatorio del medico di base al servizio ostetricia, all’ufficio postale.
Una volta gli uffici della delegazione poi circoscrizionale erano aperti quotidianamente con personale disponibile e con una certa conoscenza del territorio. Ora è aperto a giorni alterni con impiegati ridotti all’osso che poco o nulla sanno del sobborgo e che rimandano all’organo politico eletto le eventuali domande.

Quando lavoravo alle Poste si lavorava dalle 8,30 alle 12 e dalle 15 alle 19 dal lunedì al sabato con distribuzione della posta anche il 26 dicembre e il lunedì di Pasqua.
Oggi l’ufficio postale è aperto dalle 9,30 alle 13,30 a giorni alterni e con un solo impiegato. Ai miei tempi recapitavo la posta a piedi (fino al 1960 non si poteva usare neanche la bicicletta). Ora il servizio è svolto con la macchina e su 4 portalettere con servizio dalle 9 alle 14.

Gli impiegati della Cassa rurale (Presidente, direzione e impiegati) pur avendo solo la licenza elementare erano competenti e tutto andava bene. Ora con le fusioni s’è perso il rapporto fiduciario e gli interessi sono sottozero.
La Famiglia cooperativa fino agli anni Ottanta divideva l’utile tra i soci concedendo il 5% sul deposito, poi il 3%, ora 0,75%.

Una volta esisteva un solo medico (anche se la popolazione era la metà di ora) che sosteneva un orario comprendente anche il sabato e talvolta in presenza di urgenze anche la domenica, con servizio anche presso la casa di riposo.
Ora ci sono 13 medici di famiglia (3 alla casa di riposo). Ho chiesto un appuntamento il giorno 8 ed ho avuto risposta il giorno 19.

Elio Pontalti postin - Povo


Il progresso non ha una faccia sola

Prima di tutto ciao caro Elio. Ci sono due modi per rispondere alla tua lettera. Uno è banale: si chiama mercato, si chiama economia, si chiama concorrenza e globalizzazione. Tutto questo rende impossibile (insostenibile, si dovrebbe dire) un ritorno al mondo di cui parli tu.

Il secondo modo per risponderti è emotivo: penso che in tanti si ritrovino nella tua lettera, che è un grumo di nostalgia, di poesia e anche di rimpianto. Molti ricordano con tenerezza quei tempi, quei rapporti umani (rapporti che facevano passare in secondo piano orari, feste, problemi, rivendicazioni...), quella stagione della vita: eravate (eravamo, anche se io sono un figlio del boom degli anni sessanta) giovani, belli, forti, in un’Italia che ripartiva, che rinasceva, che correva e che si reggeva su pilastri di natura umana ancor prima che economica.

È un tempo che non può tornare. La famiglia cooperativa si confronta con mille concorrenti e molti di noi sono i primi a fare chilometri per cercare un prezzo più vantaggioso (svuotando e impoverendo il villaggio, come lo chiamo sempre io), la banca ha ancora una sede grazie alle fusioni: anche in questo caso siamo pronti a fare chilometri per cercare chi ci fa proposte migliori, svuotando il villaggio.
Se la banca vuole restare sul mercato deve fare i salti tripli per risparmiare e per essere competitiva (parola che in anni lontani manco esisteva) e non è molto diverso il discorso per quel che riguarda i medici. Il vecchio medico condotto non c’è, ma teniamoci stretti i medici, i postini, i bancari, i dipendenti della Famiglia cooperativa e tutte le persone che ancora lavorano a Povo, tenendo viva una comunità che non potrà più essere quella dei tempi di cui ci parli tu.

La memoria ha un sapore dolce, ma c’era anche tanta fame, tanta fatica, orari impossibili, stipendi spesso senza garanzie in quegli anni lontani.

Il progresso non ha una faccia sola. Ha anche il volo dei diritti e delle conquiste di una società che si è oggettivamente evoluta. Infine, un po’ (forse troppo) siamo cambiati noi. Nessuno ci vieta di fare un sorriso, d’essere simile al postino Elio Pontalti, l’uomo che sapeva tutto, che aveva una parola e un’attenzione per tutti. Ma ci sono ancora persone così. Sono solo meno. E hanno meno tempo per fermarsi a dire due parole. E quando lo hanno, non se ne rendono conto.

lettere@ladige.it

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