Epidemia. i morti per Covid e i titoli dei giornali

Buongiorno direttore, mi scuso se occupo un minuto del suo tempo, sono un cittadino come tanti e qualche giorno fa in prima pagina del suo giornale un titolo a 18 colonne diceva «un altro morto da Covid 19», a lato nella colonna, scritto piccolo si leggeva che si tratta di una persona di 90 anni (o giù di lì) con patologie di una certa entità.

Vorrei sapere da lei come mai si vuole terrorizzare la gente coi titoloni di prima pagina e poi scritto in piccolo si dà notizia che la persona aveva patologie gravi e per cui il Covid è solo una concausa e non la principale causa del decesso.
Le ricordo che l'Istituto superore di sanità non ha ancora dichiarato un solo decesso per Covid in Italia, dichiarando che il numero dei decessi potrà essere confermato dopo che l'Iss avrà stabilito la causa effettiva del decesso. Documento ufficiale della Protezione civile.

Giampaolo Zampiccoli


Tanta superficialità in giro

Lei (ed è legittimo) fa ironia sulle colonne che abbiamo dato a quella notizia e sulla prudenza (curiosa, visto che i dati arrivano proprio dal mondo della sanità) dell'Istituto superiore di sanità. Altri, sui social, hanno criticato questo titolo, preferendo in parte - stando almeno al loro tono - guardare il dito anziché la luna. Molti lettori, di giorno in giorno, ci invitano invece ad essere ancora più "duri", a puntare ancora di più sulle notizie allarmanti (che sono tali perché l'allarme è reale, non certo perché un nostro titolo può alterare la realtà).

E sa perché? Perché vedono in giro tanta superficialità, tanti assembramenti, tante persone senza mascherina, tanta incoscienza. Anche in giorni nei quali i numeri, tragici, parlano purtroppo da soli.

Noi ci siamo dati invece una regola. Non da oggi, in verità. Dare le notizie: senza ricamarle, senza gonfiarle, ma anche, ovviamente, senza sgonfiarle. I decessi - purtroppo ce ne sono tutti i giorni - sono dichiarati dal governo centrale e dai governi locali e noi ci atteniamo ai numeri ufficiali che vengono diramati appunto da fonti a dir poco ufficiali. E lo facciamo anche se sappiamo che non tutti i tamponi positivi (il problema del conteggio dei tamponi rapidi è infatti a dir poco aperto) vengono contati. La situazione è difficile. Il compito di un giornale - senza enfasi - è quello di dirlo. Tutto qui.

In quanto a persone che muoiono perché hanno già altre patologie o perché sono anziane, la invito a rivolgersi alle loro famiglie (che fra l'altro non sono nemmeno riuscite a tenere per mano i loro cari nell'ultimo, straziante, tratto del loro percorso). C'è sempre un tempo per morire, ma il Covid quel tempo lo accelera, lo modifica, lo accorcia.

Dirlo non significa terrorizzare. Significa informare. E guardare in faccia la realtà. Se lo lasci dire da chi vorrebbe titolare ogni giorno: "Abbiamo sconfitto il covid" o "Non moriremo più per colpa del covid".

Ultima cosa: ascolto comunque sempre con grande attenzione ogni critica. Di qui, per esempio, la scelta di fare - da quasi un paio d'anni - titoli molto diversi da quelli che lei definisce a 18 colonne.

lettere@ladige.it

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