Anziani, le parole di Ruscitti sono davvero fuori luogo

Le parole di Ruscitti sono davvero fuori luogo

Caro direttore, l’intervista a quel signore, come si chiama? Ah sì Ruscitti, non era da pubblicare. Io ho sentito centinaia di persone preoccupate e ho trovato quell’articolo molto grave. Chiedo scusa se mi permetto, ma sono e sarò sempre sincera. Penso all’emotività e fragilità delle persone.

Lettera firmata


 

Serve la speranza della volontà

Altre persone mi hanno scritto cose analoghe. Da sempre penso che un giornale non debba necessariamente pubblicare ogni cosa. Ci sono foto che non mettiamo, perché troppo crude, notizie che preferiamo non dare (penso in particolare al dramma di chi decide di togliersi la vita). Ma quando, a nostre precise domande, la persona che guida tutta la sanità trentina - perché questo è di fatto il dirigente generale del dipartimento provinciale, l’uomo che fa proposte alla giunta e che in un certo senso tiene per mano anche l’Azienda sanitaria - dà risposte come quelle che ha letto, penso che un giornale debba pubblicarle, quelle parole. Anche se sembrano fredde, persino ciniche e disumane come talvolta solo la realtà sa essere. Ho pensato ai miei genitori grandicelli, a mia suocera, a tanti lettori e a tutte le persone che hanno una certa età, leggendo quelle parole. E ho pensato a tutti noi, che di fatto non possiamo abbracciare i nostri cari e stringerli nella parte più complicata del sentiero della loro esistenza. Ma penso che sia giusto sapere. Non solo la verità. Ma anche, in un certo sento, come quella verità viene pronunciata. Perché le parole hanno sempre un peso. Non solo quando somigliano a macigni gettati nel mare del nostro sconforto. Auspico che la politica - a cominciare da chi si affida ovviamente al dottor Ruscitti - sappia trovare parole e idee diverse, riempiendo di speranza il nostro futuro. Ma non la speranza bugiarda di chi, un po’ a tutte le latitudini, pensa prima di tutto al prossimo voto. La speranza della volontà, per giocare un po’ con l’ottimismo della volontà caro a Gramsci: perché la speranza può essere la parte di un programma, il cuore di nuove iniziative, di diverse strategie. Servono infatti tamponi, medici, cure, vaccini, ma serve soprattutto una prospettiva, una luce che indichi il tracciato che ci porterà fuori dall’incubo.

lettere@ladige.it

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