In mano agli italiani Venezia può solo affogare

La lettera al direttore

In mano agli italiani Venezia può solo affogare

Caro direttore, da italiano doc, che però - o per fortuna - vive da più di mezzo secolo all’estero, in diversi Paesi europei, mi viene da dire che se Venezia rimane in mano agli italiani è destinata ad essere sommersa dai flutti dell’Adriatico come la mitica Atlantide.

Già molti anni fa Indro Montanelli (non fu il solo) s’era impegnato con tutta la sua eloquenza, esperienza, energia per salvare Venezia. Organizzò assemblee, tavole rotonde, atti di solidarietà da tutto il mondo. Poi, dopo un paio d’anni, deluso, snervato, scandalizzato, lasciò perdere e non ne volle più sapere. Quando nel 1962 un’eccezionale alluvione spaccò i terrapieni e le dighe che proteggevano il retroterra dal mare del Nord e sommerse Amburgo, l’allora assessore comunale della città anseatica, Helmut Schmidt (poi cacelliere tedesco) ne organizzò nel giro di poche ore il salvataggio. Senza questa spettacolare azione le vittime non sarebbero state 350, ma migliaia e migliaia.

Schmidt e i suoi aiutanti non badarono a regolamenti, né a competenze, ma solo all’acqua che saliva e andava bloccata. Si assunsero la responsabilità delle loro decisioni. Anche di quelle poco ortodosse. Poi Amburgo, una Venezia del Nord, con più ponti di Venezia (così almeno dicono ad Amburgo) costruì nel giro d’un anno o due il suo Mose. E da allora la città è al sicuro. Parimente viene da pensare che se i Paesi Bassi fossero abitati da italiani, da veneziani, sarebbero già sott’acqua da secoli. Com’è possibile che invece l’Italia, un Paese tecnicamente e culturalmente avanzato, si lasci morire Venezia sotto gli occhi? Come è possibile che i governi italiani stiano a guardare da decenni mentre Venezia, un miracolo urbanistico unico al mondo, sta morendo? Questo ci si chiede a noi italiani all’estero. Cosa rispondere?

Giorgio Jellici


 

Non c’è solo l’Italia del malaffare

Rispondi con l’ottimismo della volontà caro ad Antonio Gramsci e al tuo amico Renato Ballardini, prezioso Giorgio: l’Italia ce la farà. Perché non c’è solo l’Italia del malaffare, quella che non funziona, quella di una classe dirigente non all’altezza, quella che si volta dall’altra parte. C’è un’Italia - più grande di quanto noi stessi immaginiamo - fatta da italiani che ogni giorno si rimboccano le maniche per rimettere in piedi Venezia e i mille altri luoghi devastati da questa o quella tempesta.

Confesso che non vedo Schmidt in giro (forse non c’è nemmeno nella Germania di oggi), ma vedo un Paese che nei momenti difficili riesce sempre a dare il meglio di sé, riuscendo spesso ad esercitare una sorta di supplenza: sì, perché tanti volontari e tante persone solo all’apparenza comuni non aspettano la politica. Non si fermano. Riempiono lo spazio della devastazione, con la loro voglia di ricostruire, con il loro entusiasmo. Senza aspettare contributi, senza aspettare chissà quale decisione.

a.faustini@ladige.it

comments powered by Disqus