Troppe moto, Val di Cembra “vietata” alle biciclette

Troppe moto, Val di Cembra “vietata” alle biciclette

Una delle valli più frequentate e belle da percorrere in sella alla propria bicicletta è senza dubbio la Val di Cembra. La salita che da Lavis porta in valle non ha grandi pendenze, il paesaggio è caratterizzato da coltivazioni di vigneti e da cornice la fanno splendide montagne. Il pensiero che campioni delle due ruote come i Moser e Gilberto Simoni la percorrevano praticamente tutti i giorni per i loro allenamenti, rende il tutto ancora più invitante e molti ciclisti salgono alla ricerca di emozioni che qui sono davvero uniche. Il problema, caro direttore, più volte segnalato, sono quei motociclisti che approfittano di queste strada per cimentarsi in vere e proprie gare. Non entro nel merito su come o su cosa fare per dare un minimo di sicurezza a chi, soprattutto ciclisti, si trova a “condividere” la strada con questi centauri. Certo è che qualcosa bisogna fare, in ogni caso se le cose restano così, meglio sciegliere altri percorsi soprattutto di sabato e domenica.

Massimo Fabbri


 

C’è spazio per tutti, su questa e altre strade

Le confesso che la sua lettera mi ha colpito al cuore, perché mi ha fatto tornare in mente i racconti leggendari di mio nonno Alberto, che da giovane scendeva ogni giorno da Grumes in bici (per poi risalire) per andare a lavorare all’Itas. Un giorno, come ho raccontato anche di recente, un “ragazzo” ebbe l’ardire si superarlo in salita. Per farla breve, iniziò una gara fatta di sorpassi e controsorpassi, in una salita a velocità incredibile. Al traguardo - non è ben chiaro chi vinse, perché anche le leggende conservano pagine epiche e pagine strappate - mio nonno chiese a quel ciclista chi fosse e l’altro gli rivolse, stupito, la stessa domanda. Ebbene, quel giovane era il campionissimo Fiorenzo Magni e si stava allenando per il Giro d’Italia. Finì con una risata, con un abbraccio e con un racconto da tramandare. Perché le racconto tutto questo? Perché se ci fossero state le moto di cui mi parla lei, forse questa storia sarebbe stata molto diversa. O forse non ci sarebbe nemmeno, una storia come questa. Servono regole, servono autovelox, servono controlli. C’è spazio per tutti, su questa e altre strade. Ma solo se si rispettano le norme e solo se si costruisce una convivenza fra appassionati di sport così diversi.

a.faustini@ladige.it

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