Agricoltura / L’evento

TrentoDoc Festival, un successo in cantina

Grande partecipazione alla seconda edizione dell’evento dedicato alle bollicine

di Carlo Bridi

TRENTO. Una edizione spumeggiante, la seconda del Trentodoc Festival che si è chiuso ieri. Nonostante il maltempo di venerdì la maggior parte dei moltissimi appuntamenti, oltre 100, hanno riscontrato il tutto esaurito già diversi giorni prima dell’evento.

Un’autentica esplosione del numero di partecipanti, particolarmente agli eventi nelle cantine tutti sold out. Una prima valutazione fatta a caldo dai vertici di Trentino Marketing e dell’Istituto Trentodoc, che hanno organizzato l’evento in collaborazione con il Corriere della Sera, porta ad affermare che si è trattato di un successo sia dal punto di vista qualitativo (la qualità degli interventi tutti di alto valore culturale che dal punto di vista dei frequentatori), che della qualità dei partecipanti.

Abbiamo avuto un pubblico straordinario, afferma Maurizio Rossini, Ad di Trentino Marketing, e gli oltre 120 Talks, CookingTales, Sparking Stories, Trentodoc Tasting e Trentodoc in cantina. Tutti incontri di un grosso spessore culturale, che sicuramente chi gli ha seguiti tutti quelli che poteva, ne esce arricchito innanzi tutto sul piano culturale. Importanti anche i momenti musicali con Diodato che ha chiuso il festival. Ma è stato un momento anche di valutazione del passato e delle indicazioni future.

Rossini ha evidenziato come il Trentodoc si stia ritagliando un proprio spazio autonomo all’interno del vasto mondo del vino a dimostrazione che si tratta di un prodotto diverso. Il ministro Lollobrigida pensa all’UNESCO, e si è impegnato sul fronte della difesa del made in Italy.

La riflessione sul passato ha portato il primo dato importante: le vendite sono raddoppiate in un decennio passando da 6,5 milioni ai 13 milioni di bottiglie del 2022, ma anche nel 2023 la domanda è in costante aumento sia in Italia che all’estero. E le prospettive? Il presidente dell’Istituto Trentodoc, Enrico Zanoni (noto per la sua prudenza), si spinge ad affermare che con il trend attuale è ipotizzabile arrivare ai 18-20 milioni di bottiglie entro un periodo breve: 5-8 anni. La cosa importante è quella che in Trentino non vi sono problemi dovuti alle modificazioni climatiche con l’innalzamento della temperatura, tutto il Trentino vitivinicolo, si sono azzardati a dire gli esperti è vocato ad una produzione di alta qualità.

Lo Chardonnay, il Pinot nero ed il Meunier prodotti in Trentino possono beneficiare degli importanti sbalzi termici fra giorno e notte che ne esaltano le caratteristiche: giusto equilibrio fra grado zuccherino e acidità, profumi e aromi difficilmente riscontrabili altrove. Il prof. Fulvio Mattivi FEM e UNITN, si sbilancia ad affermare che il Trentino ha le potenzialità secondo uno studio recente, di arrivare a produrre fino a 30 milioni di bottiglie. Ma non solo, secondo uno studio scientifica voluto da un gruppo bancario ed effettuato sotto la sua guida, le caratteristiche del Trentodoc sono diverse, e lui si azzarda a dire migliori di quelle di tutte le aree produttrici italiane. Una prova di ciò viene anche dalle conclusioni del concorso mondiale delle bollicine di Tom Stevenson ha assegnato al Trntodoc un numero di medaglie d’oro superiore a quelle assegnate a tutte le altre regioni partecipanti compresa lo Champagne.

Certo, nulla viene per caso, il fatto di avere alle spalle il supporto della Fondazione Mach con la ricerca e la consulenza tecnica sono un valore aggiunto. Anche l’impatto delle modificazioni climatiche con il maggior rischio di attacchi sia fungini che di insetti alieni è allo studio della FEM che ha già fatto registrare ben 4 varietà resistenti ed una è ormai prossima, ha affermato fra l’altro il direttore di FEM Mario Del Grosso Destrieri, che ha ricordato come San Michele si stia avvicinando alla celebrazione dei 150 anni di vita, con un forte impegno nella diffusione dei valori del territorio, dell’alta professionalità della ricerca, della formazione e della consulenza tecnica. Il tutto cogliendo in pieno la sfida che viene dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.

Soddisfatta anche l’assessora all’Agricoltura Giulia Zanotelli che in più occasioni ha sottolineato il ruolo di supporto della PAT a ricerca, divulgazione, ma anche al sistema della cantine sociali e a tutti gli organismi che a qualche titolo si occupano di vino e di bollicine. Un’attenzione particolare è stata riservata al rapporto fra vino e salute: “nella dieta mediterranea è previsto un bicchiere di vino al giorno e questo comporta una serie di vantaggi per la salute”. Ad affermarlo il prof. Attilio Giacosa direttore del Dipartimento di Gastroentorologia e nutrizione clinica al policlinico di Monza. Importante ha sottolineato come molti altri relatori,è il bere consapevole, il bere mediterraneo lontano dal silenzio-assenso con cui la Commissione europea ha dato il via libero alla proposta irlandese di etichettatura sanitaria.

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