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Il diesel alle stelle: più domanda e meno offerta fanno impennare i prezzi

Il rapporto si è ribaltato rispetto agli scorsi anni. L'unico prodotto il cui prezzo è rimasto stazionario dall'anno scorso è il Gpl, perché altri sono i canali di riferimento, ovvero l'Algeria

di Daniele Battistel

TRENTO. Chimicamente sono gli stessi prodotti di 10-15 anni fa eppure, guardando i prezzi alla pompa, qualcosa non torna. Perché nel 2015 quando la benzina costava un euro e mezzo il diesel era fermo ad un euro e 10 centesimi, mentre ora, con la verde attorno a 1,7 euro, il gasolio supera anche 1,9 euro? Un tempo chi percorreva tanta strada (più di 15mila chilometri l'anno) era portato ad comperare automobili a gasolio perché - pur spendendo di più per l'acquisto - a lungo andare risparmiava con il carburante. Ora non è più così.

«Credo si tratti del fatto che l'Italia si sta adeguando al resto d'Europa, dove già da tempo il gasolio è più caro» risponde Diego Degasperi, gestore di una stazione di servizio in città e noto pilota di corsa in montagna.La guerra.In realtà, la questione è più complicata ed è legata - ca va sans dire - alla guerra in Ucraina. Per almeno due motivi. «Da un lato - spiega il titolare di una rete di "pompe bianche" del Trentino - per il fatto che il gasolio attualmente non è utilizzato soltanto per l'autotrazione, ma anche in campo industry».

Più domanda.

Significa che tante imprese che fino all'anno scorso utilizzavano per le loro lavorazioni il metano ora - vista la mal parata sul prezzo del gas - stanno riconvertendo i loro impianti al gasolio. La stessa cosa funziona per certi impianti di produzione di energia elettrica. Chiaro che aumentando la domanda, il prezzo del gasolio tende a salire.

Scarsità di prodotto.

C'è poi un ulteriore elemento, ovvero il fatto che gli impianti di raffinazione europea sono maggiormente per la maggior parte dedicati alla benzina, con la produzione del gasolio storicamente concentrata in Russia, arrivata a soddisfare circa il 60 per cento del consumo dell'Europa. Ora l'esportazione di carburante diesel fuori dalla Russia per via delle sanzioni è più complicata (ma non del tutto azzerata). È ben vero che la produzione mondiale di gasolio è maggiore rispetto a quella della benzina, ma è altrettanto naturale che l'Europa sia più soggetta alle oscillazioni di prezzo per via della drastica diminuzione dei rifornimenti dalla Russia. C'è quindi meno disponibilità rispetto all'anno scorso.

Inverno alle porte.

Come terzo elemento non va dimenticato che ci si sta avvicinando all'inverno, periodo dell'anno in cui il diesel viene utilizzato in parte anche per il riscaldamento. Dunque, tra disponibilità ridotta e domanda aumentata è abbastanza intuitivo spiegare come il gasolio sia diventato un bene più prezioso della benzina e dunque più caro.

Logica ribaltata.

Di fatto stiamo assistendo ad una clamorosa retromarcia rispetto alle politiche ambientali praticate fino a qualche mese fa, quando l'utilizzo del metano (meno inquinante) veniva preferito a quello del gasolio.

Gpl.

L'unico prodotto il cui prezzo è rimasto stazionario dall'anno scorso è il Gpl, perché altri sono i canali di riferimento, ovvero l'Algeria.

Le accise.

Spiegati i motivi tecnici della diversa percentuale di aumento del prezzo di benzina e diesel, va ricordato che attualmente i carburanti per autotrazione godono di una sorta di "regime fiscale benevolo". Ovvero del fatto che fino al 31 ottobre è in funzione lo sconto di 30,4 centesimi del prezzo alla pompa sulle accise deciso dal Governo Draghi in primavera e già prorogato in estate. Senza quell'aiuto statale il costo per i privati sarebbe abbondantemente sopra i due euro già adesso. Voci romane assicurano che la misura potrebbe essere prorogata, ma per il momento non vi sono certezze.

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