Economia / Carovita

Inflazione in febbraio al 5,7%, mai così alta dal 1995. Coldiretti: ora anche gli effetti della guerra

Aumento mensile +0,9%, trainato ancora dal costo in crescita dell'energia. L'invasione russa dell'Ucraina ha innescato uno nuova spierale al rialzo

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ROMA

ROMA. Secondo le stime preliminari, nel mese di febbraio 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,9% su base mensile e del 5,7% su base annua (da +4,8% del mese precedente).

Lo comunica l'Istat precisando che un tale livello di inflazione non si registrava da novembre 1995 e che sono i prezzi dei Beni energetici non regolamentati a spingere in alto la crescita del carovita.

A febbraio "le tensioni inflazionistiche si propagano, in particolare ai Beni alimentari, i cui prezzi accelerano di oltre un punto, trascinando oltre il 4% anche la crescita dei prezzi del cosiddetto 'carrello della spesa'". Il mese scorso hanno accelerato sia i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +3,2% di gennaio a +4,2%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +4,3% a +5,4%).

Ma ora ci sono anche gli effetti della guerra in Ucraina che arrivano già nel carrello della spesa degli italiani, con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare.

Colpiti gli agricoltori costretti ad affrontare rincari nei costi di produzione, ma anche i consumatori con l'inflazione che spinge i prezzi al consumo e aumenta povertà e fame.

È quanto afferma la Coldiretti, in occasione della diffusione dei dati Istat sull'inflazione a febbraio.

Il balzo dei beni energetici si trasferisce, infatti, a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull'anello più debole della filiera.

La Coldiretti denuncia, infatti, che 1 chilo di grano nonostante gli aumenti, viene pagato agli agricoltori 31 centesimi; serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città.

L'incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% e il problema vero è il costo dell'energia che ha colpito tutte le attività produttive; dal gasolio per il trattore al riscaldamento delle serre, fino al prezzo dei concimi per garantire fertilità ed aumentare la produzione. Il paradosso è ad esempio che si paga più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto.

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