Economia / Il caso

Ex Montecatini di Mori, l'industria si fa avanti: offerte per il maxi investimento da 50 milioni e 100 addetti

Pronta la lista dei proponenti per la reindustrializzazione del compendio ex Alumetal: Trentino Sviluppo esaminerà i progetti a gennaio. L'offerta potrebbe essere anche solo quella della Progest, gruppo veneto che controlla la cartiera di Villa Lagarina e conta in totale 1.100 dipendenti

di Francesco Terreri

ROVERETO. Sono arrivate offerte per la reindustrializzazione del compendio ex Alumetal, ovvero ex Montecatini di Mori.

Non è ancora noto quante siano le manifestazioni di interesse giunte entro il 15 dicembre a Trentino Sviluppo, proprietario dell'area. Il consiglio di amministrazione della società pubblica le esaminerà a gennaio.

Ma ce ne sono e questa è già una novità.

Il sito di 13 ettari è da anni inutilizzato ed è iscritto all'Albo dei siti inquinati della Provincia autonoma di Trento dal 2006.

Il bando di Trentino Sviluppo è impegnativo: prevede l'acquisto dell'intera area o in subordine della metà, 60mila metri quadri, investimenti per almeno 50 milioni di euro e almeno 100 occupati entro il primo anno.

Evidentemente c'è qualche soggetto industriale disponibile a fare un passo così importante.

L'offerta potrebbe essere anche solo una e potrebbe trattarsi, ma non ci sono conferme per ora, di quella della Progest, il gruppo veneto che controlla la cartiera di Villa Lagarina, che sembrava interessato a questa possibilità.

Il gruppo di Treviso conta 1.100 dipendenti, di cui 150 a Villa Lagarina, e ha un giro d'affari di 450 milioni di euro. Ha da poco avviato una nuova grande cartiera a Mantova ma la domanda tira e potrebbe valutare di stabilire il suo sito trentino in un'area, l'ex Alumetal, molto vicina all'autostrada del Brennero.

Nel caso della Progest-Cartiere Villa Lagarina, si è parlato di un investimento che potrebbe superare i 100 milioni di euro.

Tuttavia potrebbero esserci anche altri soggetti interessati. Di certo un nuovo insediamento costituirebbe una svolta per questo mega compendio di archeologia industriale, passato alla Provincia, allora tramite Tecnofin, nel 1993 e da quel momento praticamente abbandonato.

L'area ha una superficie complessiva di 135.839 metri quadri e richiede operazioni di bonifica.

Nel compendio ci sono diversi edifici industriali che potrebbero essere oggetto di demolizione integrale per dare spazio ai nuovi insediamenti produttivi.

L'unica eccezione riguarda la storica centrale idroelettrica, edificio oggetto di un provvedimento di tutela per interesse culturale e che, pertanto, dovrà essere risanata, ristrutturata e restituita ad una fruibilità pubblica, pur all'interno del contesto industriale.

L'azienda o le aziende che si sono fatte avanti hanno i seguenti vincoli: acquisto dell'intera superficie disponibile o, in subordine, di un lotto parziale pari ad almeno 60mila metri quadri; obbligo di avvio dell'attività d'impresa entro due anni dalla stipula del contratto di compravendita, che sarà siglato dopo la conclusione dell'iter di demolizione e bonifica dell'area; impegno a investire nello stabilimento, negli impianti e nei macchinari almeno 50 milioni di euro nel triennio che segue la compravendita; obbligo di gestire l'attività industriale con le migliori tecnologie disponibili per la tutela dell'ambiente; obbligo di impiego entro un anno dall'avvio dell'attività di almeno 100 unità lavorative, con priorità per lavoratori in mobilità, disoccupati e giovani, e mantenimento di questo livello occupazionale per dieci anni.

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