Economia / Il caso

Silvano Grisenti diventa "frutticoltore": eletto nel cda della Sft di Romagnano di cui ora è il presidente "in pectore"

Dopo l'assemblea di due giorni fa è attesa già oggi, in consiglio di amministrazione, l'assegnazione del nuovo incarico manageriale all'ex assessore ai lavori pubblici negli anni ruggenti delle giunte Dellai, prima in Comune a Trento e poi in Provincia

di Domenico Sartori

TRENTO. Silvano Grisenti si mette a fare il "frutticoltore". Meglio, il manager del settore.

L'altroieri, l'assemblea della Società Frutticoltori Trento - Sft lo ha nominato nuovo membro del consiglio di amministrazione.

L'ex assessore ai lavori pubblici degli anni ruggenti delle giunte Dellai, prima in Comune a Trento poi in Provincia, quindi inguaiato sul piano giudiziario per il suo ruolo di presidente di Autostrada del Brennero spa, entra in campo come manager di Sft.

L'assemblea è stata coraggiosamente convocata in presenza (presente un centinaio. dei 280 soci frutticoltori) nella sede del grande magazzino al confine tra Romagnano e Aldeno.

Una scommessa, finita poi con uno scambio augurale nel piazzale, un cin cin con lo spumante, pur di evitare il ripetersi, come lo scorso, di un'assemblea con il rappresentante designato.

Arida, formale, senza dibattito.

Quando, invece, di dibattere con i soci sulle scelte strategiche fatte dalla Sft durante la gestione del giovane presidente, Riccardo Forti, e soprattutto sulle scelte future cui è chiamata la cooperativa, c'è assoluta necessità.

L'assemblea era chiamata ad approvare il bilancio di esercizio chiuso il 31 luglio scorso (quindi con riferimento alla raccolta dell'agosto-autunno 2020).

Un anno intenso, che ha registrato un primo, grande cambiamento: l'addio ad Apofruit, reso operativo dal 20 lugio 2020, pochi giorni prima dell'avvio della raccolta, che partì l'8 agosto. C'era un problema di efficienza: l'accordo con la Op Apofruit avrebbe dovuto portare ad un contenimento dei costi e dare maggiore soddisfazione, in termini di liquidato, ai soci. Così non è andata. Quindi, accordo azzerato e ricerca di un nuovo partner, territoriale. E così è stato.

«Da gennaio di quest'anno» spiega il presidente Riccardo Forti «siamo associati alla Op Sant'Orsola, ed il primo bilancio è positivo. Essere in una Op permette di rendicontare i piano operativi. Noi gestiamo il prodotto, ma lo facciamo in collaborazione con Sant'Orsola, che ci ha permesso di accedere a nuovi mercati. Il problema con Apofruit non era solo il liquidato, era anche quello delle prospettive, perché il prodotto mele è sempre più complicato da gestire. È assolutamente necessario distinguersi, con propri marchi, sul mercato».

I risultati positivi si vedono anche a bilancio.

La media liquidata ai soci ha fatto un balzo da 27 a 39,4 centesimi al chilo.

Lontano, certo, dall'anno record del 2017, quando si arrivò a 51 centesimi.

«Ma quello fu anno eccezionale, ci furono le gelate in val di Non» dice Forti. Il bilancio è il frutto della raccolta 2020: 230 mila quintali di cui 80 mila certificati bio. Quest'anno, la raccolta è crollata a 170 mila quintali, causa gelo e pioggia durante la fioritura di aprile. Il valore della produzione ha risentito dell'andamento climatico 2020: 47 mila quintali su 230 mila sono finiti all'industria.

Ma è salito dai poco più di 14 milioni a 18,4 il valore delle produzione, con un liquidato ai soci pari a 9,1 milioni. Il patrimonio netto è stabile (10,5 milioni). L'utile netto è sceso da 180 mila a 7 mila euro.

«Con l'ultima grande conversione, ci avviciniamo al 50% di bio».

Ed è il bio, con la chiusura dei mercati (come le mense) in Europa e la conseguente sovrapproduzione che più ha pesato sul bilancio. «Per una regione che produce il 35% delle mele bio europee è necessario aprire una riflessione, serve puntare su canali dedicati, sviluppare il bio come settore. Per noi è anche necessario aumentare la copertura assicurativa, che oggi arriva al 40%» dice Forti.

C'erano tre consiglieri in scadenza: il presidente Forti (zona Trento), il vicepresidente Fabio Poli (Vallagarina). che non si è ricandidato, e Daniele Cont (Aldeno). Forti ha deciso, per ragioni professionali, di non riproporsi per la presidenza.

Forti, Cont e Grisenti (per la Vallagarina) sono stati eletti all'unanimità.

«Serve dedicare molto tempo all'azienda, tempo che non ho più» spiega.

Alla presidenza, oggi, sabato 18 dicembre, il cda potrebbe ora nominare la new entry Silvano Grisenti.

Dopo Primo Vicentini presidente e Ferruccio Zanotelli vicepresidente, Grisenti non sarebbe il primo manager non contadino al vertice.

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